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La
storia di Padre Puglisi raccontata in “Ciò che inferno non è” da Alessandro D’Avenia,
edito da Mondadori nel 2015, è narrata e vissuta attraverso gli occhi di un
adolescente, Federico, studente del liceo classico e coinvolto da 3P (così è
chiamato Don Pino Puglisi), suo insegnante di religione al liceo, nella sua
opera a Brancaccio. Federico, che vive in una dorata realtà borghese nella
stessa città, Palermo, ma in un quartiere che sembra lontano anni luce da
Brancaccio, decide di rinunciare alla vacanza studio già pagata in Inghilterra,
perché capisce che forse fare un bel bagno nella realtà gli servirà più che non
perfezionare l’inglese. Non senza paura ed alcune remore, affianca il sacerdote,
scoprendo un mondo completamente sconosciuto, e trovando anche il primo vero
amore, in una sorta di percorso di formazione che passa anche per labbra
spaccate ed aggressioni subite.
Il
romanzo ha una prosa un po’ barocca, è molto letterario e a tratti davvero
poetico, ed ha il merito di far emergere in maniera eccelsa la figura di questo
sacerdote, dove Amore è la parola chiave. L’amore che Don Pino ha dato al suo
quartiere e alla sua città sopravvive ben oltre alla sua morte ed arriva intatto
persino al lettore: che sia laico oppure credente, chi si avvicina al romanzo sarà
comunque conquistato dalla gentilezza e dall’ animo generoso di 3P. E si
percepisce anche l’affetto di D’Avenia per Don Pino, che ha conosciuto, e che
probabilmente ha esercitato una certa suggestione sullo scrittore. Si sentiva davvero
il bisogno di un libro che celebri un vero eroe contemporaneo, in epoca d’intolleranze
religiose, terrorismo, discorsi sull’integrazione e in una società in cui soprattutto
il male ed il sangue fanno notizia, e la gente si crogiola morbosamente nelle
peggiori pulsioni dell’essere umano (penso con orrore ai pulmini di turisti
armati di macchine fotografiche accorsi ad Avetrana sul luogo del delitto
Scazzi). Interessante notare come l’eroismo e il coraggio implichino anche
provare paura: quando Don Pino riceve gli avvertimenti di Cosa Nostra e capisce
di essere condannato a morte, ha paura, e come Gesù nell’orto di Getsemani invoca
il Padre perché gli dia forza, in una preghiera commovente ed altamente poetica.
Il
libro commuove, coinvolge ed ha un ampio respiro: profonde e condivisibili le
cinque cose che rimpiangerà ogni uomo in punto di morte, quando padre Puglisi
sta per attraversare la soglia del Viaggio…