Tempi
duri, quelli delle relazioni virtuali. La maggior parte di noi passa più ore ad
aggiornare ed abbellire il proprio profilo Facebook o Linkedin che a fare due
chiacchiere col vicino di casa. I social networks, luoghi di relazioni
prevalentemente virtuali, amplificano, in alcuni casi, la sensazione di
solitudine degli utenti che percepiscono l’assenza di rapporti umani veri o la
disgregazione di quelli esistenti in maniera direttamente proporzionale al
tempo passato davanti al monitor.
Post più popolari
lunedì 15 dicembre 2014
lunedì 27 ottobre 2014
C’era una volta il West di Sergio Leone a Torino
L’immagine
di Clint Eastwood con poncho, sigaro
e una Colt calibro 45 in pugno è quella che l’ha consegnato all’ Olimpo delle
icone, trasformando un attore in un divo. E’ il West all’italiana di Sergio Leone,
che ha suggestionato e continua a suggestionare non solo spettatori ma anche
addetti ai lavori: tra i registi contemporanei, in America, molti ammettono di
essere sostenitori del regista romano che rivoluzionò il genere western. Eppure
Sir Christopher Frayling, autore di una completissima biografia dedicata a
Leone, pensa che il regista non sia mai stato apprezzato a dovere dalla critica
perché “troppo internazionale per l'Italia e troppo italiano per i produttori
americani.”
Per questo ha deciso di dedicare una mostra al “maestro”, in occasione
del 50esimo anniversario del film che l’ha reso inizialmente conosciuto ovvero
“Per un pugno di dollari”: Frayling è il curatore della mostra “C’era una volta in Italia il cinema di Sergio Leone”
allestita al Museo del cinema di Torino...continua a leggere qui
martedì 7 ottobre 2014
L’equazione africana. Ovvero, i due volti dell’Africa.
Un
medico tedesco in navigazione con un amico verso le isole Comore, Kurt
Krausmann, viene attaccato dai pirati al largo della Somalia. Preso in
ostaggio, trascinato dai rapitori in un viaggio avventuroso ed infernale
attraverso il deserto africano, durante il quale scopre un paese fatto di
violenza e miseria, subisce torture ed umiliazioni, conosce infine un altro
ostaggio, il francese Bruno, insieme al quale riesce a liberarsi dai rapitori e
lentamente prende coscienza anche di altri aspetti dell’Africa, al punto che,
al termine dell’esperienza, si sentirà cambiato irreversibilmente e nel
profondo.
giovedì 25 settembre 2014
Il Ruanda oggi: la sfida della ricostruzione nella mostra “cross media” firmata Cossu-Lafontaine
Come si può riprendere a vivere una vita apparentemente normale
quando sai che il tuo vicino di casa ha ucciso la tua intera famiglia a colpi
di machete e tu sei scampato per miracolo alla sua furia omicida? Come si
rimargina la ferita collettiva di un popolo che ha visto massacrare quasi
1.000.000 di persone nell’arco di tre mesi? Eppure, a vent’anni dal genocidio,
il Ruanda oggi appare come una società in fermento, lanciata verso lo sviluppo
economico più di qualsiasi altro stato africano, in cui l’attuale governo
proibisce la distinzione tra hutu e tutsi (che nel precedente regime doveva
addirittura essere specificata sulla carta d’identità), e chiama i suoi
cittadini semplicemente ruandesi. E di genocidio, è praticamente proibito
parlare.
Cercare di capire cosa sia veramente la società
ruandese oggi: questa l’idea alla base del progetto del
giornalista-documentarista Giordano Cossu e del fotografo Arno Lafontaine che
tra agosto 2013 e febbraio 2014 hanno girato soprattutto il Ruanda rurale.....continua a leggere qui
lunedì 28 luglio 2014
Italiani popolo di tangueros
Non esiste un ballo
di coppia versatile ed innovativo come il tango. Jacek Koman interpretando
l’argentino narcolettico nel film musicale “Moulin Rouge”, diretto da Baz
Luhrmann nel 2001, parla di un ballo nato nei bordelli di Buenos Aires. La
realtà non è tanto distante visto che effettivamente questa danza compare a
fine 800 nei sobborghi periferici di Buenos Aires, dove si incontrano immigrati
di varie nazionalità che vivono in questa città, gente del porto e gente dalle
campagne della Pampa, che porta la payada,
la poesia musicata che inizierà ad accompagnare i primi passi dei tangueros in pista. Un mix etnico anche
a livello di danza: la spagnola habanera
e l’africano candombe sono i due
balli che originano prevalentemente il tango. Che è l’unico ballo a due dove le
figure non si susseguono secondo schemi fissi e ripetitivi: il tango è
soprattutto libertà e improvvisazione. Unico tra i balli di coppia a possedere
la precisione dei movimenti e la tecnica della danza classica, li fonde con la totale improvvisazione e libertà
tipici della danza contemporanea. Rigore e passione inestricabilmente
mescolati; proprio per questo può essere ballato in modi completamente diversi,
con abbraccio più o meno stretto….in modo solenne, intimo, appassionato o
addirittura trasgressivo, tutto è concesso nel tango e tutto si può esprimere
col tango a patto di “sentire” la musica.
Negli ultimi dieci anni la passione per il tango sta mietendo vittime
tra gli italiani. Studenti, impiegati, casalinghe
e professionisti, tutti uniti dalla passione per la milonga...continua a leggere qui
venerdì 25 luglio 2014
“Quando Dio era un coniglio”: quei ricordi d’infanzia che ci definiscono
Sarah Winman-foto da web |
Sulle
prime sono stata catturata da quel titolo eccentrico, e dalla recensione del
New York Times che ha definito questo romanzo “meraviglioso, dark e comico”.
Probabilmente l’autrice Sarah Winman, affermata attrice inglese all’esordio
come scrittrice non si aspettava tanto successo quando nel 2011 ha pubblicato
questo libro. Il romanzo è decisamente ben scritto, anche se molto frammentario
e forse un po’ carente a livello di trama: la protagonista Elly, voce narrante,
rievoca nella prima parte del libro la sua infanzia negli anni 70 prima a
Londra e poi in Cornovaglia, dove i genitori decidono di aprire un Bed and
Breakfast dopo aver vinto alla lotteria. Nella seconda parte Elly è divenuta
adulta, è il 2001 e il crollo delle torri gemelle a New York sconvolge la sua
vita perché per un periodo l’amato fratello Joe che vive e lavora in America
risulta tra gli scomparsi durante l’attentato, e quando Elly finalmente riesce
a ritrovarlo deve affrontare l’arduo compito di aiutarlo a recuperare la
memoria che ha perso a seguito di un incidente avvenuto in concomitanza con il
crollo delle torri. La seconda parte del romanzo sembra un po’ forzatamente
accostata alla prima, quasi “tirata per i capelli”, nel tentativo di costruire
un’unità in un romanzo che risulta un po’ slegato. In realtà il concetto di memoria
è il filo rosso che percorre l’intero libro e gli regala struttura: sono i
ricordi che gli altri hanno di noi, in particolare gli aneddoti apparentemente
insignificanti che gli amici d’infanzia e le persone che ci conoscono
intimamente conservano di noi che definiscono la nostra identità. Proprio per
questo per gli esseri umani è così importante essere ricordati, più ancora che
ricordare. Perché “nulla resta a lungo nell’oblio”, come dice una Jenny Penny
bambina, migliore amica di Elly, alla protagonista. Il segno che la nostra
esistenza lascia sulle vite degli altri si traduce esattamente in una serie di
dettagli, azioni e pensieri che ci riguardano e che gli altri ricorderanno per
il resto della propria vita. E’ proprio l’insieme di ricordi e aneddoti a volte
anche comici raccontati da Elly che costituiscono il vero fulcro del romanzo.
Una prosa fresca e leggera, molti spunti importanti toccati qua e là quasi in
modo casuale, a volte appena accennati… L’amicizia su tutti, in particolare
l’amicizia dell’infanzia, quella pura, assoluta, quando ci sembra impossibile
pensare di poter vivere senza i nostri migliori amici che danno sapore e colore
alla nostra esistenza. Ma anche l’amore inteso in senso più ampio: amore
fraterno, amore della bizzarra famiglia allargata che gli anticonvenzionali
genitori di Elly costruiscono in Cornovaglia, amore per la natura e per gli
animali, amore per un coniglio battezzato “Dio”, perché l’infanzia è quell’età
della vita in cui tutto è magico e possibile, persino chiamare Dio un simpatico
coniglietto. Il romanzo è tutto intriso di un umorismo tipicamente britannico,
come pure squisitamente britannico è il genuino anticonformismo della famiglia
e degli amici di Elly, che cercano di vivere nel modo più autentico possibile,
con un’apertura mentale che li porta a scelte anticonvenzionali non dettate da
stucchevoli pose ma semplicemente dalla coerenza. Viene accennato anche il tema
della religione, dove la divinità è intesa come energia d’amore misteriosa che
permea un meraviglioso quanto incomprensibile creato, regalando il proprio
afflato divino anche alle più piccole creature viventi, piuttosto che come un
Dio esterno alla vita, severo giudice dell’umanità. Un’omosessualità descritta
senza troppi fronzoli, la vita dispensatrice di emozioni vibranti e profonde
piuttosto che di felicità, gli occhi dell’infanzia che spesso riescono a vedere
la verità dei sentimenti e degli stati d’animo con molta più facilità ed
immediatezza degli adulti. Tutto questo ha valso a Sarah Winman un’accoglienza
entusiasta da parte di pubblico e critica, in un romanzo che si legge con
facilità.
mercoledì 16 luglio 2014
Piscina, che passione: consigli per l’uso.
Il nuoto è senza dubbio lo sport più sponsorizzato
dai medici, che non si limitano a caldeggiare ai propri pazienti la pratica
regolare di attività fisica, ma spesso e volentieri consigliano proprio questo
sport acquatico. Già, perché i benefici del nuoto sono davvero numerosi: è
praticamente l’unico sport che non stressa la colonna vertebrale, l’ossatura e
le articolazioni, in quanto praticato in un ambiente virtualmente privo di
gravità. Giova all’apparato neuro-muscolare e cardio-circolatorio, aiuta a
mantenere la linea e ha un’azione rassodante e snellente con conseguente effetto
anti-cellulite. E’ letteralmente terapeutico per chi soffre di scoliosi o
problemi alle articolazioni. Infine, regala una sensazione di benessere
psichico: chi nuota regolarmente sostiene di ricavarne beneficio a livello di
concentrazione e benessere psicologico. Forse perché dopo alcuni minuti di
nuoto, se si riesce ad assumere un ritmo regolare, si viene cullati dall’acqua
e dal suono del proprio respiro, la mente rimbalza libera da un pensiero
all’altro in un piacevole stato simile a quello dell’ipnosi. C’è un solo,
piccolo inconveniente: spesso noi e gli altri nuotatori non siamo gli unici
ospiti in piscina…. continua a leggere qui
venerdì 11 luglio 2014
Mozart e Torino: al via il Festival in Piazza San Carlo
Wolfgang Amadeus Mozart: forse il
compositore di musica classica più amato e conosciuto, il genio, l’enfant prodige, l’artista che meglio
ha espresso, attraverso la sua musica, “la voce di Dio”, per citare il
personaggio di Antonio Salieri nel film “Amadeus” diretto da Milos Forman nel
1984. Molti sanno che questo talentuoso ragazzino percorse in lungo ed in largo
l’Europa, invitato alle più prestigiose corti di nobili e sovrani per esibirsi,
gestito dal padre Leopold, uomo abilissimo nell’arte delle pubbliche relazioni
e del marketing. Forse però pochi sanno che in queste faticose peregrinazioni
il giovane Mozart arrivò anche a Torino, precisamente il 14 gennaio 1771 dove
albergò alla locanda Dogana Nuova (oggi Hotel Dogana Vecchia, via Corte
D’Appello 4). Evidentemente anche all’epoca il solo talento, per quanto
straordinario, non bastava ad assicurare gli ingaggi lavorativi: una lettera
di Leopold Mozart alla moglie svela che il motivo del viaggio è una richiesta
di aiuto al conte Torinese Lascaris di Castellar perché
interceda presso Carlo Emanuele III di Savoia affinché conceda ad Amadeus un
contratto col Teatro Regio di Torino per comporre un’opera.
Durante il viaggio i Mozart
incontrarono comunque esponenti di spicco della cultura e nobiltà torinese e lo
stesso Leopold definisce “bella” la città di Torino, sempre in una lettera alla
moglie.
A distanza di tanti anni ecco che Mozart torna con la sua musica a
Torino: tra pochi giorni inaugurerà il Festival di Mozart...continua a leggere qui
mercoledì 25 giugno 2014
S.o.S. cellulite: le creme sono realmente efficaci?
foto da web |
Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più
bella del reame? Quando arriva il momento di presentarsi in spiaggia, un
pizzico della perfida matrigna di Biancaneve alberga segretamente nell’animo di
ciascuna donna, ragionevolmente preoccupata di esporre i propri piccoli
inestetismi al pubblico sguardo, senza neppure poter contare sull’aiuto di una
seppur minima abbronzatura che coprirebbe parzialmente le imperfezioni. Perché,
non nascondiamoci dietro un dito, la cellulite affligge larghissima parte della
popolazione femminile -8 donne su 10, per l’esattezza-, ed anche una minor
percentuale di uomini (che la mimetizzano meglio con la strategica peluria
sulle gambe). Alcuni mesi prima del temuto appuntamento col bikini, ci si pone
la fatidica domanda: Se comprassi una crema anticellulite, risolverei
finalmente i miei problemi? La risposta potrebbe venire dai dati raccolti
dall’Aduc in Italia, ovvero l’Associazione
per i diritti degli utenti e consumatori....continua a leggere qui
giovedì 19 giugno 2014
“Accabadora” di Michela Murgia: temi attuali e spinosi ambientati in un mondo arcaico
Soreni, piccolo paese della Sardegna nei primi anni 50. La bambina
Maria Listru, ultima di quattro figli di una famiglia poverissima, viene data
in adozione dalla madre a Bonaria Urrai, sarta del paese, benestante vedova
senza figli. Maria diventa quindi quella che in Sardegna viene definita “fillus
de anima”, cioè una bambina generata due volte, dalla povertà di una donna e
dalla sterilità di un’altra. Bonaria alleva Maria come una figlia in tutto e
per tutto, garantendole un futuro e chiedendole in cambio soltanto di accudirla
quando sarà il momento. Maria, dal canto suo, guarda con ammirazione
l’autorevolezza di Bonaria, che sembra custodire antichi segreti millenari ed
una saggezza popolare profondissima. Anche se presto intuisce che un alone di
mistero avvolge la madre adottiva: ci sono furtive uscite notturne che non
riesce a spiegare…sino al momento della rivelazione: Maria scopre che Bonaria è
l’accabadora del paese, ovvero colei
che dispensa una pietosa morte a persone irreversibilmente malate che non
riescono a morire, su loro precisa richiesta. Bonaria segue una sua personale etica
in questo delicatissimo compito: rifiuta categoricamente casi in cui si
sospettino ingerenze di familiari avidi, interessati ad anticipare la dipartita
di anziani parenti per poter arraffare più in fretta l’eredità; rifiuta, sulle
prime, la richiesta pressante di aiuto di un giovane rimasto invalido per
sempre a causa di un incidente, sostenendo che il suo compito non sia aiutare
chi non trova il coraggio di vivere ma soltanto anticipare la dipartita di chi
ormai è già stato condannato a morte dalla natura ed ha vissuto la propria
vita, ma non riesce ad andarsene. Maria rimane talmente sconvolta ed indignata
dalla verità, che scappa dalla Sardegna per andare a lavorare come domestica a
Torino salvo poi rientrare in Sardegna alcuni anni dopo per onorare la promessa
verso la madre adottiva, in fin di vita. Assistendo la moribonda la cui agonia
si prolunga in maniera esasperante ed estenuante, Maria avrà modo di vedere in
altra luce la storia ed il ruolo di Bonaria Urrai all’interno della comunità, e
di capire come sia impossibile giudicare certe situazioni enormemente
difficili, o stabilire delle regole. Michela Murgia ci consegna un mondo duro,
arcaico, quasi estraneo al fluire della Storia, ricco di una forza primitiva,
dove su tutto risalta la figura della “femmina accabadora”, l’archetipo femminile
capace di accogliere la vita e toglierla pietosamente quando una millenaria
saggezza popolare e la precisa volontà del morente suggeriscano che non ci
siano altre alternative. Perché la donna è da sempre l’essere più vicino alla
Vita, e quindi anche alla Morte, il rovescio della medaglia. La Murgia con una
scrittura dura e poetica affronta temi spinosissimi ed attuali come quelli di
eutanasia ed adozione, senza semplificazioni ne’ giudizi; e riesce a
trascinarci in riflessioni attualissime pur descrivendo efficacemente un mondo
magico e primitivo che sembra cristallizzato fuori dal tempo. Pubblicato da
Einaudi nel 2009, nel 2010 il libro ha meritatamente vinto il Premio Campiello.
Un romanzo intenso e duro, che scorre ed avvince il lettore nonostante lo
spessore degli argomenti trattati.
mercoledì 11 giugno 2014
Il successo della serie Gomorra: meccanismi psicologici universali in salsa camorristica
Ciro di Marzio interpretato da Marco D'Amore-foto da web |
Ieri sera sono andate in onda su Sky Atlantic le
ultime due puntate della serie, e già si parla della seconda stagione che,
pare, ci sarà. Inoltre la prima serie sbarcherà prossimamente in chiaro su La7,
ed è già stata venduta a più di 50 paesi nel mondo. Un autentico successo per
una fiction italiana, che ha tenuto
incollati moltissimi telespettatori agli schermi in una sorta di vera e propria
dipendenza. Anche telespettatori insospettabili, che di norma non sono
appassionati del genere mafia-guerra-azione. Già, ma perché stavolta si è
riusciti ad abbracciare un’utenza così vasta? Perché è un ottimo prodotto,
curato e confezionato con estrema professionalità, e soprattutto perché ci
racconta meccanismi psicologici universali, in cui tutti in un certo senso
possiamo riconoscere qualcosa della nostra vita (fatte salve le sparatorie ed
il sangue, ovviamente). Per citare Saviano su La Repubblica: “Non volevamo
raccontare la camorra al mondo, ma al contrario raccontare il mondo attraverso
la camorra”. L’ambizione e la ricerca del potere ed i suoi meccanismi
magnificamente svelati sono il vero nucleo della serie, in un certo senso
l’ambientazione mafiosa è secondaria, seppur ricreata con magistrale realismo.
Chi non si è mai imbattuto in vita propria almeno una volta nel brillante ambizioso
per eccellenza alla Ciro di Marzio, pronto a blandire, spergiurare, tradire, in
barba a qualsiasi codice d’onore o etico, per arrivare al potere? Chi non ha
mai pensato almeno una volta che esistono capi ottusi, che non sanno gestire o
mantenere il potere perché commettono il fatale errore di demansionare o non
riconoscere un brillante e ambizioso collaboratore che non esiterà per questo a
vendicarsi? La fiction mostra
chiaramente come per mantenere il potere serva una cosa soltanto...continua a leggere qui
martedì 10 giugno 2014
Degustazione di Vini e Cabaret
foto da web |
Prendi un’enoteca storica nel
cuore di Torino, tra Piazza San Carlo e Piazza Solferino: l’Enoteca Rabezzana. Organizza
una degustazione di vini nello spazio sotterraneo dell’enoteca, ex magazzino un
tempo usato per imbottigliare i vini ed oggi magistralmente trasformato in una
spaziosa sala eventi. Aggiungi un frizzante spettacolo di cabaret tutto al
femminile, nato dal laboratorio di arte comica Cab 41 e capitanato dall’attrice, doppiatrice e cabarettista Vanessa Giuliani per la direzione
artistica di Antonio Valleggi. Questi gli ingredienti che hanno dato origine ad
un cocktail davvero originale, la
serata di degustazione e Cabaret proposta....continua a leggere qui
venerdì 30 maggio 2014
“Somos Libres II”: la collezione privata di Mario Testino tra fotografia e pittura
Linda Evangelista fotografata da M.Testino |
Amore per la
commistione, per l’avvicinamento di concetti opposti, per la libertà del lavoro
artistico e per la sperimentazione. Questo ciò che trapela dalla selezione di opere
della collezione privata del fotografo di fama internazionale Mario Testino, esposte
all’interno della mostra “Somos Libres
II” allestita nei luminosi locali della Pinacoteca Agnelli a Torino e
curata da Neville Wakefield. L’esposizione, iniziata il 17 maggio, sarà
visibile fino al prossimo 14 settembre ed è senza dubbio un’occasione per
avvicinarsi al mondo di un interessante interprete del nostro tempo, Mario
Testino, fotografo originario di Lima, Perù, ma celebre a livello
internazionale soprattutto per i suoi intensi ed originali ritratti di alcune
icone del nostro tempo: Kate Moss, Madonna, la Principessa Diana, Gwyneth
Paltrow o Giselle Bundchen, solo per citare alcuni nomi. Continua a leggere qui
martedì 27 maggio 2014
Dieta, controllo ossessivo del peso e drunkoressia
foto da web |
Secondo il Ministero della
Salute, i casi in Italia sarebbero oltre 300.000. Stiamo parlando di una
pericolosa moda “made in Usa”, definita dai media americani come “drunkoressia”. Sbarcata ormai da diversi
anni in Italia, miete vittime tra gli adolescenti, in particolare tra le
ragazze che rappresenterebbero ben l’80% dei drunkoressici nazionali. Di fatto, parlare di una moda è improprio
visto che si tratta di un vero e proprio disturbo alimentare paragonabile
all’anoressia, o addirittura da considerarsi una sua variante. Il cardine del
fenomeno è il controllo del peso corporeo, quindi la dieta- ovviamente parliamo
di un concetto distorto e malsano di dieta-. Nel
mirino soprattutto il mondo della moda anglosassone: a dare il cattivo esempio
avrebbero iniziato proprio le mode...continua a leggere qui
lunedì 26 maggio 2014
“Splendore”: quell’attimo di rivelazione in cui tutto è possibile
foto da web |
Margaret
Mazzantini ha ormai abituato il lettore al suo sguardo penetrante che indaga i
sentimenti in profondità, ad uno stile ricercato, intriso di lirismo e a tratti
molto crudo. Ritroviamo questi elementi anche nella sua ultima fatica
“Splendore”, edito da Mondadori nel 2013. La storia di un amore iniziato ai
tempi del liceo tra Guido, voce narrante, e Costantino, due ragazzi romani,
diversi per estrazione sociale (Guido proveniente da una famiglia borghese,
Costantino figlio del portinaio), ma apparentemente accomunati dalla ricerca
della propria identità, anche sessuale. Il romanzo segue la loro relazione
tormentata, lunga una vita, costellata da separazioni per inseguire diversi
destini- Guido professore di arte a Londra, Costantino ristoratore in Italia,
entrambi sposati- ma con costanti e clandestini ricongiungimenti fino ad una
svolta drammatica che accompagna il lettore verso un finale amaro. A parte la
presenza forse di qualche stereotipo nell’intreccio, la Mazzantini riesce a conferire
spessore tramite una profonda indagine psicologica. La scoperta della propria
identità e la conoscenza di se stessi passa sempre attraverso il dolore: ci
troviamo di fronte a personaggi provati, battagliati, ma che nonostante tutto
non rinunciano ad amare, anche se non riescono a trovare appieno il coraggio di
essere se stessi. Il conflitto è soprattutto tra il personaggio e se stesso,
più che tra il personaggio e la società; il problema di una presunta diversità
è prima di tutto un problema di accettazione della stessa da parte
dell’individuo. Lo splendore sono quei rari momenti di verità in cui i
protagonisti riescono ad essere autentici, è l’adolescenza con le sue amicizie
così vere, perché in quella dolorosa età dell’oro la vita non ci ha ancora
irrigiditi con le sue sovrastrutture ed è più facile trovarsi. E’ lo splendore
dei 30 anni, in quel preciso momento in cui ci si sente padroni della propria
vita e tutto sembra ancora possibile, o quello dei 40, quando non ci si sente
più così giovani e invincibili ma a tratti la saggezza di un vissuto doloroso
ci illumina e ci da la forza di fare scelte coraggiose. In definitiva, lo
splendore si manifesta, a sprazzi, in varie stagioni della vita: è quell’attimo
in cui la verità si rivela, troviamo il coraggio di essere noi stessi a
dispetto delle aspettative altrui e riusciamo a vivere in pienezza. Ma sono
solo attimi di felicità, che nel libro spesso coincidono con momenti di
perfetta fusione con la natura, con il mare, soprattutto (contrapposto
all’ambiente costruito delle città, Londra e Roma, dove i protagonisti
accettano di vivere dietro alle coperture imposte dalle regole sociali, in nome
del quieto vivere). Il fluire della vita poi inesorabilmente riprende inghiottendo
questi attimi di rivelazione e di splendore per ricacciare i protagonisti
nell’amarezza e nella sconfitta.
lunedì 19 maggio 2014
La fragola tra leggende, curiosità e proprietà nutrizionali
immagine da web |
Sarà per la forma a cuore, per il colore acceso o
per l’inebriante profumo, certo è che la fragola invita, in questa stagione, a
piacevoli scorpacciate. Pochi sanno che il vero frutto in realtà sono i semini,
mentre il rosso altro non è che un’infiorescenza. Questo delizioso alimento
così come lo conosciamo oggi origina dalle zone alpine di Europa ed America, e
precisamente la fragola moderna nasce come conseguenza di alcuni incroci sperimentati
nella Francia del XVIII secolo. In realtà la fragola di bosco era
gettonatissima già presso antichi Greci e Romani, dove veniva consumata
soprattutto in primavera in occasione della festività di Adone: la leggenda
narra infatti...continua a leggere qui
giovedì 15 maggio 2014
Donna e fotografia: omaggio a Tina Modotti
Definire Tina Modotti una fotografa è riduttivo.
Questa friulana cittadina del mondo fu attrice e modella (seppur per un breve
periodo), musa di artisti, traduttrice, intellettuale, militante ed attivista
politica, donna appassionata, e sì, certamente fotografa perché la fotografia
fu il suo mezzo principale di espressione ma soprattutto di documentazione
della realtà. Proprio all’inizio della mostra a lei dedicata, allestita nella
corte Medievale di Palazzo Madama a Torino fino al 5 ottobre e nata da una
collaborazione tra la Fondazione Torino Musei, l’associazione culturale Cinema
Zero e la casa editrice Silvana Editoriale, colpisce la citazione della
Modotti: “Sempre, quando le parole "arte" e "artistico"
vengono applicate al mio lavoro fotografico, io mi sento in disaccordo… Mi
considero una fotografa, niente di più.” Ed è proprio la sua parabola artistica
che viene ricostruita nell’esposizione...continua a leggere qui
martedì 13 maggio 2014
Alimentazione in gravidanza
foto da web |
Ormai il vecchio adagio popolare
secondo il quale in gravidanza sarebbe necessario “mangiare per due” è stato
definitivamente contraddetto dai pareri di ginecologi e nutrizionisti che
sottolineano l’importanza di un peso corporeo giusto a inizio gravidanza ed
anche durante la sua prosecuzione. Le aspiranti mamme sottopeso o sovrappeso
potrebbero infatti avere qualche piccolo problema supplementare durante la
gravidanza, ed i ginecologi controllano scrupolosamente il peso della gestante
ad ogni visita, verificando che l’aumento ponderale sia corretto in rapporto
allo stadio della gestazione. Un aiuto prezioso viene dalla dieta, che in
questo momento più che mai deve essere equilibrata, ricca di frutta, verdura e
fibre ma anche del giusto apporto proteico. Sono raccomandati pasti ridotti ma
frequenti, per non appesantire e non aumentare il senso di gonfiore della
gestante. Nello specifico viene consigliato di consumare due o tre spuntini di
frutta e verdura al giorno, e di integrare la dieta con acido folico per tutto
il primo trimestre, e con un complesso multivitaminico suggerito dal medico dal
quarto trimestre in poi. Si a carne e pesce, a uova rigorosamente cotte, ciascun
alimento consentito due volte la settimana. Da cosa dobbiamo invece stare alla
larga durante la dolce attesa? Continua a leggere qui
lunedì 12 maggio 2014
Dieta mediterranea: come scegliere il pesce?
foto da web |
E’ ormai assodato che la dieta
mediterranea abbia una marcia in più nella prevenzione delle malattie
cardiovascolari, anche per una sua caratteristica fondamentale: la presenza
regolare in tavola del pesce. I nutrizionisti da tempo magnificano le proprietà
benefiche di questo alimento: contiene proteine ad alto contenuto biologico, è
ricco di calcio, fosforo, selenio, iodio e vitamina A,D e B ma il suo maggior
pregio è l’alto contenuto di grassi insaturi ricchi di Omega 3. Tali grassi
aiuterebbero a ridurre i livelli plasmatici di trigliceridi e colesterolo
“cattivo” attuando una forma di
prevenzione delle malattie cardiovascolari; inoltre proteggono la vista, la
pelle ed un recente studio svedese stabilisce addirittura un collegamento tra
il suo consumo regolare e la prevenzione dell’artrite reumatoide. La bassa
quantità di tessuto connettivo contenuto nel pesce lo rende un alimento
digeribile. Per poter sperimentare tutti questi benefici effetti, il pesce andrebbe
consumato almeno tre volte alla settimana. Ma a questo punto il consumatore potrebbe
domandarsi: come scegliere la qualità di pesce più benefica per l’organismo...continua a leggere quiqui
giovedì 8 maggio 2014
“Giovane e bella”: sesso, adolescenza e baby-escorts
In un contesto di attualità in cui le storie
di baby escorts affollano tristemente
le pagine dei quotidiani, lasciando gli adulti interdetti ed aprendo l’interminabile
dibattito di psicologi e sociologi, è particolarmente interessante, e da certi
punti di vista inquietante, vedere “Giovane e bella” diretto da François Ozon
nel 2013.
Il film è tutto incentrato sulla protagonista
Isabelle, una bellissima diciassettenne circondata da una famiglia composta da
fratellino minore, madre e patrigno. La ragazza, dopo la prima deludente
esperienza sessuale consumata in villeggiatura con un coetaneo un po’ scialbo
che non è riuscito a farle battere il cuore, rientra a Parigi con la famiglia
dopo le vacanze e qui, senza motivi plausibili apparenti, e complice l’utilizzo
di Internet, cellulari e siti specializzati, inizia a prostituirsi con uomini
molto più grandi, guadagnando denaro che apparentemente non utilizza ma si
limita ad accumulare. Un imprevisto tragico la costringe a fermarsi, a riflettere
su quello che sta facendo e fa si che la famiglia scopra la sua doppia vita.
Dopo il trauma iniziale la madre decide di farla aiutare da uno psicologo, tra
scenate e tentativi di complicità nella speranza di conquistare la sua fiducia
e di capire una volta per tutte l’ imperscrutabile e fredda figlia adolescente,
indifferente alle feste ed al mondo dei suoi coetanei. Per tutto il film lo
spettatore tenterà di capire perché Isabelle abbia deciso di diventare una baby-escort, senza riuscirci mai
veramente. Non ci sono motivazioni economiche: Isabelle vive in una famiglia
benestante che non le nega alcun oggetto, lusso o divertimento. Ci sono una
serie di spunti offerti durante lo svolgimento del film: primo su tutti, l’elemento
del gioco. Isabelle è spinta soprattutto dalla voglia di giocare, di
trasgredire, per vivere l’ebbrezza di superare i limiti del consentito. Al
proposito, viene citato il poema di Rimbaud “Nessuno è serio a 17 anni”
–Isabelle ed i suoi compagni di classe lo recitano e lo studiano durante le
lezioni-. Un’altra parola chiave è: potere. Ovvero il gusto che l’adolescente
prova nel constatare il proprio potere nei confronti dell’adulto: attraverso il
sesso e la bellezza, Isabelle decide le regole del gioco e può addirittura
farsi pagare dagli adulti, quasi quanto vuole. C’è anche un discorso di autostima:
Isabelle è bellissima, eppure sente il bisogno di ricevere costanti conferme
della propria bellezza; quale migliore conferma che un adulto disposto a pagarla
per appropriarsi di quella bellezza? Il film implicitamente suggerisce forse che
la ragazza cerchi il padre assente negli uomini molto più grandi a cui si
concede (padre che ha lasciato la famiglia e si è ricostruito un nucleo
familiare in un altro paese).
In sottofondo trapela poi il riferimento al
fatto che viviamo in una società dove tutto si compra: i genitori, che non
dedicano tempo ai figli non si dimenticano però dei compleanni che vengono
retribuiti generosamente con un buon gruzzolo di denaro; offrono continuamente
vacanze, teatro e distrazioni ai ragazzi, eccetto la concessione del proprio
tempo. All’interno della stessa logica vengono menzionate dal fratellino di
Isabelle le compagne di classe che vendono ai coetanei le prime prestazioni
sessuali per 5 euro o per una ricarica del telefonino. In generale gli adulti
che compaiono nel film sembrano tutti piuttosto facili da corrompere e da comprare-
incluso il patrigno di Isabelle quasi sedotto, ad un certo punto, dalle
provocazioni della ragazza. E gli adolescenti emergono soli e fragili. Alla
fine, in ogni caso, lo sguardo del regista sulla vicenda è impotente, come pure
impotente è lo spettatore: l’adolescenza resta un insondabile mistero.
martedì 6 maggio 2014
Legumi: preziosi alleati
foto da web |
Ormai è diventato un tormentone: bisogna diminuire
la quantità di carne assunta settimanalmente, in special modo quella rossa,
affermano i nutrizionisti. Voci autorevoli del calibro del Dottor Umberto
Veronesi confermano la teoria che una dieta ricca di carne aumenterebbe le probabilità
di sviluppare tumori, malattie cardiovascolari e malattie degenerative del
sistema nervoso. D’accordo, ma la domanda che ci poniamo è sempre quella: con
cosa sostituire la carne sistematicamente, in modo da ottenere una dieta
bilanciata con il giusto apporto proteico? Continua a leggere qui
lunedì 5 maggio 2014
L’America non esiste.
foto da web |
L’America,
ed in particolare New York, come terra promessa, ombelico del mondo dove chi si
ferma è perduto ma chi sa vivere in velocità ed anche in superficie, pronto ad
intercettare e precorrere le mode riesce a cogliere la sua occasione. Questa l’America
descritta da Antonio Monda in “L’America non esiste”, vista attraverso gli
occhi di due ragazzi appena ventenni, Nicola e Maria, fratello e sorella
emigrati dall’Italia meridionale per incontrare un nuovo destino a New York.
Due personalità opposte e due modi opposti di vivere l’esperienza americana:
arrivati a Brooklyn, l’ambizioso Nicola riparte quasi subito alla volta della
frenetica Manhattan perché capisce che è quello il cuore delle occasioni e il
luogo dove tutto si crea e si decide. Nicola è sospinto da una rabbia febbrile che
incanalata nella giusta maniera lo porterà al successo, iniziando come agente
di incontri di box fino ad arrivare al patinato mondo delle gallerie d’arte.
Attraverso i suoi occhi scopriamo una società liquida per eccellenza (per
citare Zygmunt Bauman), dove la scalata al successo impone di non mettere
radici, cambiare il proprio nome, essere sempre pronti a cambiare lavoro,
relazioni, amicizie per inseguire il
nuovo e per precedere la direzione in cui soffierà il vento. L’essenziale è non
essere ancorati ad una identità che ci appesantisce e ci trascina verso il
fondo, ma decidere di cambiarla a seconda di quello che richiede il mercato. In
questo senso l’America non esiste, per questa mancanza di identità e di radici.
Ma è proprio questo il suo fascino, e se c’è una cosa che il lettore percepisce
leggendo questo romanzo scorrevole e ben scritto, è una dichiarazione d’amore
del suo autore Antonio Monda per New York – qui viene descritta la New York
degli anni Cinquanta, euforica nel suo risveglio artistico e culturale del
dopoguerra, dove vengono citati molti personaggi famosi, dal pugile Rocky
Marciano al regista Elia Kazan, alle dive di Hollywood Liz Taylor e Marilyn
Monroe-.
C’è
poi un’altra America, quella vissuta da Maria, la sorella di Nicola, che rimane
a Brooklyn nell’appartamento inizialmente messo a disposizione da uno zio.
Maria vive l’America degli emarginati e degli sconfitti; è l’esatto opposto di Nicola, non pensa di
essere padrona del proprio destino ma si affida costantemente a Dio e agli
altri –dove Nicola conta unicamente sulle proprie forze e sul proprio talento-;
non giudica, è piena di fiducia e di amore e vede il bello in qualsiasi situazione.
Non vuole conquistare la realtà ma si lascia trasportare dalla corrente. Irrita
Nicola per questa sua semplicità e mancanza assoluta di ambizioni, e per lei l’America
è solo un sogno inconsistente, perché neppure le interessa andare a caccia
delle opportunità che potrebbe offrirle.
Molti
romanzi sono stati scritti sugli emigrati italiani in America, perché questo
continente ha sempre esercitato e sempre eserciterà un’ enorme suggestione su
europei ed italiani (quanti di noi hanno uno zio o un parente emigrato in
America!). E questo libro me ne riporta alla mente un altro, molto diverso per spessore
e per ricerca storica su cui è basato, forse meno scorrevole, ma intenso,
profondo e toccante. Parlo di “Vita” di
Melania Mazzucco (che vinse nel 2003 il premio Strega per questo romanzo) dove
due bambini, Vita e Diamante, partono alla volta di New York da Tufo di
Minturno. Siamo nel 1902 e la scrittrice descrive in maniera minuziosa e
documentata le condizioni di vita degli emigrati italiani a inizio secolo nel
ghetto italiano: appartamenti affollati e maleodoranti, lavoro minorile e bambini
che non vengono mandati a scuola;le bambine che cuciono fiori di stoffa chiuse
tutto il giorno in soffocanti appartamenti per pochi dollari; i bambini che
fanno gli strilloni agli angoli delle strade, o vengono ingaggiati come
truccatori di salme per le agenzie di
pompe funebri o ancora lavorano come water-boy (trasportano secchi d’acqua tutto il
giorno nei selvaggi cantieri in cui gli emigrati stanno disboscando per poi
costruire le prime tratte ferroviarie). Oppure finiscono preda della Mano Nera,
la prima mafia italiana newyorkese. In una città dove compaiono insegne fuori
dai locali che recitano: “Vietato l’ingresso ai cani,ai negri e agli italiani.”
Anche qui, destini opposti: Vita troverà la sua America, Diamante tornerà in
Italia con la cocente delusione di non aver trovato la sua terra promessa, per
lui l’America è stata solo un’illusione. Perché l’America è un’idea, un modo di
interpretare la realtà: ad ognuno il proprio.
martedì 29 aprile 2014
Il fascino dark dei Preraffaelliti
Aurelia-foto da web |
Ci sono correnti artistiche che hanno lo
straordinario potere di essere sempre attuali, e, con la loro modernità,
continuare ad influenzare il presente. E’ questo il grande fascino dei
Preraffaelliti, avanguardia artistica nata a Londra nel 1848 e capitanata da
Dante Gabriel Rossetti insieme a John Everett Millais e William Holman Hunt, in
piena epoca vittoriana. La Confraternita dei Preraffaelliti si ribella al
soffocante establishment culturale
dell’epoca per recuperare nuovi valori, rifacendosi all’arte italiana
precedente a Raffaello. Solo la bellezza dell’arte intesa come artigianato e
poesia, che si fonde con la vita vera, potrà salvare l’individuo alienato della
società industriale inglese di metà ottocento. Questo e molto altro viene
raccontato allo spettatore nella mostra intitolata “L’utopia della bellezza”,
allestita al Polo Reale di Palazzo Chiablese a Torino fino al 19 luglio. Continua a leggere qui
martedì 22 aprile 2014
Degustazioni di cioccolato e boutiques del cacao.
Immagine da web |
A Torino il cioccolato è una faccenda estremamente seria. Mica
roba da dilettanti. La degustazione del cioccolato significa concedersi
“piccoli momenti di estasi”, per citare Neri Marcorè nel film “Lezioni di
cioccolato”, interpretato, guarda un po’ che coincidenza, dal torinese doc Luca
Argentero. Un’esperienza sensoriale da sperimentare possibilmente in un ambiente
glamour e raffinato. Come glamour e raffinata è la Bottega Artigianale
di Guido Gobino in Via Lagrange 1 A, a pochi minuti dal Museo Egizio e nel
cuore storico di Torino. Continua a leggere qui
venerdì 18 aprile 2014
Dive, red carpet e stile
foto da web |
Nell’immaginario collettivo
una diva è un volto carismatico, uno sguardo ammaliante, ma soprattutto un
lungo ed inaccessibile abito di haute
couture drappeggiato su un corpo armonioso alla notte degli Oscar. E’ il
fascino di Hollywood, ma non solo: essere una diva è una questione di stile.
Qualcosa che va ben oltre gli abiti esclusivi, perché, come sosteneva Coco
Chanel, “La moda passa, lo stile resta”. Continua a leggere qui
mercoledì 16 aprile 2014
“Nella casa”: voyeurismo e attrazione dell’indiscrezione
immagine da web |
Da
sempre esiste negli esseri umani un’attrazione per i segreti, per l’intimità e
le vite altrui: poter sbirciare dentro la vita di un altro per coglierne le
debolezze danno all’osservatore protetto dall’anonimato una sensazione di
potere. E’ lo stesso meccanismo che sta alla base del gusto del pettegolezzo,
presente in ogni società. Per non parlare dei reality degli ultimi dieci anni,
basati su questa pulsione a volte inconfessabile.
Sbirciare
nella vita altrui, non visti, con un certo morboso interesse, soprattutto se
questa vita sembra più perfetta e più felice della propria. Come dire, l’erba
del vicino è sempre più verde. Viene in mente “La finestra di fronte” di
Ozpetek, dove l’irrisolta protagonista interpretata da Giovanna Mezzogiorno
sogna la vita che non ha mai avuto sbirciando dentro la casa del vicino di
fronte. Parte da qui l’originale thriller psicologico del regista francese
Ozon, anno 2013,“Nella casa”, basato sulla libera rielaborazione della pièce
teatrale "El chico de la última fila” del drammaturgo spagnolo Juan
Mayorga.
Germain,
professore di letteratura di un liceo francese, scrittore mancato per assenza
di talento (per propria stessa ammissione), annoiato dalla correzione di temi
banali e superficiali, si appassiona ai temi di un promettentissimo alunno di
umili origini, Claude. Quest’ultimo trascina il professore in un gioco voyeuristico
che porterà entrambi a perdere il controllo della situazione in un crescendo
drammatico. Infatti Claude, con la complicità del professore si intrufola nella
casa e nella vita di un suo compagno di classe, Raphael, che ha una famiglia
apparentemente perfetta e molto borghese. Claude da un lato schernisce le
frustrazioni, le debolezze e la mediocrità dei componenti della famiglia, dall’altro
è attratto proprio da questa rassicurante normalità (e poi chi l’ha detto che
normalità debba per forza coincidere con mediocrità?). In fondo Claude sente
che forse dietro a questa “banale normalità” si cela una felicità che a lui non
è mai appartenuta. Schernisce i personaggi così piccolo borghesi, eppure di
nascosto prova il dopobarba del padre di Raphael, desidera la madre di Raphael,
una sensuale Emmanuelle Seigner, qui casalinga annoiata. Si intrufola nel loro
letto mentre dormono, desidera forse essere loro figlio.
Germain,
il professore, in fondo anche lui ossessionato dalla mediocrità e dalla
normalità si getta in questo gioco pericoloso forse perché inebriato dalla
possibilità di sviluppare il talento di un ragazzino, quel talento che lui non
ha mai avuto. Al punto da fargli dimenticare il buon senso e la solida e
rispettabile vita che si è costruito insieme alla moglie Jeanne, inizialmente
sua complice in questa morbosa avventura .
Nel
film poi c’è molto altro: riflessioni
sulla letteratura, citazioni letterarie (Madame Bovary su tutte), riflessioni
su finzione e realtà che inizialmente sono ben distinte ma poi si mescolano,
come i possibili sviluppi di una storia. Ed è proprio questo ciò di cui gli esseri
umani annoiati hanno maggiormente bisogno per evadere da una vita di routine:
un’ottima storia. Da qui l’enorme potere dello scrittore.
lunedì 14 aprile 2014
Pasqua e dintorni: Ferrara tra arte e gastronomia
Foto da web |
Pasqua e Pasquetta sono ormai
alle porte, la primavera sembrerebbe finalmente arrivata, e le idee per
organizzare gite fuori porta e brevi itinerari turistici sono tante. Dal pic-nic
nei prati non lontani da casa al “last minute”, dagli eventi gastronomici alle
città d’arte, tutto vale per ricrearsi e rilassarsi, anche se per pochi giorni.
E proprio venendo alle città d’arte, in questo periodo Ferrara potrebbe essere
la meta ideale per qualche giorno di turismo. Continua a leggere qui
giovedì 10 aprile 2014
Un bagno nel Mar Morto
Un bagno nel Mar Morto è un’esperienza
decisamente alternativa. L’istinto, da sempre quando entriamo in acqua, è
quello di immergerci nel liquido e nuotare. Qui invece ci si sente
letteralmente respinti dall’acqua verso l’esterno, una sensazione inedita ed
innaturale. Le braccia e le gambe vengono spinte verso la superficie dell’acqua
come quelle di una marionetta e l’unica cosa che si può fare è lasciarsi andare
e decidere di rilassarsi come se si fosse comodamente seduti in poltrona,
approfittandone per godere del panorama circostante. Come se due enormi
braccia, da sotto, ci sostenessero e ci cullassero dolcemente. L’acqua è densa,
piatta ed immobile; uno specchio quasi inquietante….eppure il paesaggio è
suggestivo, seppure lievemente malinconico. Un Mare (tecnicamente un enorme
lago) in mezzo al deserto, dove i colori pastello delle rocce, dei minerali,
del cielo e del mare sconfinano gli uni negli altri in una gamma di sfumature
delicatissime.
La ragione del singolare fenomeno è
l’altissima concentrazione di sale e minerali presenti nell’acqua (il 30%) che
rendono tra l’altro l’ambiente inospitale per qualsiasi tipo di vita –da qui il
nome mar Morto-. Già prima di entrare in acqua si cammina su una distesa di
sale grosso –sembra veramente quello che usiamo per cuocere la pasta!- Inutile
specificare che l’esperienza dell’immersione nel mar morto deve essere limitata ad una quindicina di
minuti al massimo, o gli effetti benefici dell’alta concentrazione di minerali
sulla pelle si tramuterebbero in effetti dannosi.
Enormi alberghi non troppo estetici ma
ultramoderni e dotati di ogni comfort accolgono ogni anno turisti che
desiderano provare questa esperienza, o che sono venuti appositamente per
seguire una terapia. Già dai tempi di
egizi e romani le proprietà terapeutiche della regione erano note, gli scavi
archeologici hanno svelato una sorta di industria cosmetica che avrebbe
rifornito la stessa Cleopatra. In tempi più recenti le società giordane e israeliane
fanno a gara per accaparrarsi i sali e i minerali che vengono venduti a
carissimo prezzo alle aziende farmaceutiche e cosmetiche di tutto il mondo. I
minerali e i fanghi provenienti dal mar morto infatti hanno molte proprietà
terapeutiche per la pelle, sono indicate per la cura della psoriasi e di altre
malattie dermatologiche nonché per vari trattamenti di bellezza. Inoltre
l’esposizione al sole qui è particolarmente benefica perché trattandosi della
regione situata nella depressione più profonda della terra, i raggi del sole
arrivano alla pelle filtrati al massimo grado possibile; per giunta il clima
particolarmente secco e privo di umidità è benefico per ogni tipo di artrite e
reumatismi. In poche parole, un’esperienza interessante, una volta nella vita…!
mercoledì 9 aprile 2014
“Viaggio sola” e single quarantenni.
I single over trentacinque sono, da diversi
anni, una categoria abbastanza discussa. Condizionata dalle immagini proposte
dai media che propinano un modello di famiglia perfetta in stile pubblicità del
Mulino Bianco, l’opinione pubblica tende ad etichettare le persone single
passando da un estremo all’altro: o si tratta di eterni bamboccioni che non
riescono a crescere ed assumersi delle responsabilità, perennemente protetti
dalla rassicurante campana di vetro dei genitori, o si tratta di soggetti che
nasconderebbero chi sa quali turbe e problemi, o, viceversa, i single vengono
visti come i nuovi eroi urbani che hanno avuto il coraggio di sfuggire alla
prigione della famiglia con tutti i suoi doveri per dedicarsi ad una trasgressiva
ed edonistica esistenza consacrata ai propri piaceri ed interessi personali.
Comunque, dietro la condizione di single over 35 ci sarebbe sempre per forza o
un problema o una rivendicazione.
Mai un minimo di obiettività ed equilibrio.
Maria Sole Tognazzi nel film “Viaggio sola”, interpretato da una sempre
convincente Margherita Buy nei panni di Irene, single quarantenne, ci propone
invece una versione molto semplice e realista. Ovvero spesso il single è una
persona normalissima che, semplicemente, ad un certo punto ha scelto che tra
tutti gli stili di vita possibili, forse quel tipo di vita è proprio quello che
meglio si adatta a lui / lei. Che così, tutto sommato, è abbastanza felice. O comunque
meno infelice che scegliendo un altro tipo di vita. Irene è una donna emancipata,
con un lavoro impegnativo che la porta a viaggiare molto: fa l’ispettore negli
alberghi e resort di lusso. La cosa liberatoria è che non è però ne’ una
vittima ne’ un’eroina icona del femminismo. Ne’ “sfigata” ne’ “vincente””,
insomma. E’ una donna come tante, con i suoi alti e bassi. Nonostante il suo
tipo di lavoro probabilmente le renda
più difficile coltivare relazioni stabili, non dovete però immaginare una
povera derelitta che non sappia a chi telefonare quando si sente giù: ha un ex
fidanzato ancora presente nella sua vita, un amico vero, imprescindibile. Ha
una sorella a cui è molto legata e due nipotine che adora e che vizia. Insomma,
ha una sfera affettiva di tutto rispetto. Ad un certo punto del film si sente
sola, e forse rimpiange per un attimo scelte che non ha fatto: a chi non capita
di tanto in tanto di sentirsi soli o ritornare su una scelta del proprio
passato? Ha i suoi momenti di fragilità, ma alla fine, capisce che quella vita
se l’è scelta perché probabilmente il suo concetto di benessere e di felicità
coincidono con un’esistenza libera ed avventurosa, non con la rassicurante
protezione offerta da una famiglia tradizionale. Perché è il suo viaggio, ed
ognuno di noi ha diritto di scegliere come intraprenderlo.
venerdì 4 aprile 2014
Colline Torinesi e ciliegi in fiore
Foto di Elena Cerboncini |
Quando si pensa a Torino vengono in mente per prima cosa i musei e la cultura. Il Museo Egizio su tutti, adesso in fase di trasformazione ed ampliamento (i lavori termineranno nel 2015). Il Museo del cinema, imperdibile ed originalissimo nella sua fantasiosa struttura all’interno della Mole Antonelliana. Il Museo dell’Auto (d’altra parte l’equazione Torino-auto è inevitabile). Palazzo Reale e le Mostre, Palazzo Barolo, i concerti nelle chiese, la Fiera del Libro e il Torino Film Festival.
Come
seconda cosa, vengono in mente i parchi. Tutti pensano immediatamente al
celebre parco del Valentino, elegante e curato con la sua cittadella medievale,
anche se il Parco delle Vallere, a sud di Torino e vicino a Moncalieri è molto meno
conosciuto ma forse più bello, con i suoi spazi verdi a perdita d’occhio e i
sentieri pianeggianti adattissimi a lunghe pedalate in bici, una vera oasi di
campagna in città.
Infine vengono in mente i gianduiotti e i dolci raffinati
delle pasticcerie storiche e dei caffè in stile parigino. Se poi sei ligure, ti
viene in mente che, porca miseria, a Torino non c’è il mare….
A chi non è del
luogo, una cosa non verrà praticamente mai in mente, parlando di Torino: le
meravigliose colline torinesi, subito fuori dalla città. A una quindicina di km
da una delle città più inquinate d’Italia, ci si trova davanti ad un panorama
che apre letteralmente il cuore. Una distesa di dolci colline verdeggianti a
perdita d’occhio, campi arati, paesini arroccati sui colli, ed in lontananza la
cornice innevata delle Alpi Cozie e del Monviso. Ma soprattutto, in questa
stagione, distese di ciliegi in fiore! Esiste addirittura un paese, Pecetto Torinese,
che deve la sua celebrità alla produzione delle ciliegie ed alle manifestazioni
correlate. Se capitate in zona il prossimo 6 aprile, a Pecetto si terrà la
33esima edizione della Camminata gastronomica tra i ciliegi in fiore,
organizzata dal Comune, che prevede un rilassante percorso di 8 km a piedi tra
i ciliegi, con piccole soste allietate da dolci, panini, frutta e bevande.
Inoltre tutti gli anni a giugno Pecetto organizza la Festa delle Ciliegie, che
comprende degustazioni di diverse varietà di ciliegie e prodotti derivati, e
feste in notturno comprensive di sbandieratori, personaggi in costumi storici,
concerti e musica.
Quindi, se transitate da Torino e pensate ad
una gita fuori porta, il motto sia: “NonsoloLanghe”. Che hanno il loro innegabile
fascino, ma perché non andare prima un po’ a zonzo per i colli torinesi?
lunedì 31 marzo 2014
“O i figli o il lavoro” di Chiara Valentini: l’Italia è un paese per mamme?
Leggere questo libro, da un certo punto di
vista, è un sollievo: fa sentire le donne meno sole con il problema. Perché
ammettiamolo: a tante di noi è capitato, durante il proprio percorso
lavorativo, di fare un colloquio in cui ci veniva chiesto se avevamo intenzione
di sfornare un pargolo (non con queste esatte parole, sia chiaro). Per non
parlare della ricerca di un nuovo lavoro se si è neo-mamme: la fatidica domanda
se si hanno figli piccoli spunterà, magari sussurrata come se fosse del tutto
casuale, ed a quel punto, a risposta affermativa, il sorriso del vostro intervistatore si sgretolerà
come per magia. Questa mentalità arretrata e discriminatoria nei confronti
delle madri lavoratrici è l’argomento principale del libro-inchiesta di Chiara
Valentini, edito da Feltrinelli nel 2012. Dal quale emerge una realtà
squallida, dove tutte le categorie di donne lavoratrici, dalle operaie alle
commesse, fino alle manager in carriera, sono ugualmente colpite da questa
discriminazione, basata soprattutto su mobbing e demansionamento al rientro
dalla maternità per chi ha un contratto a tempo indeterminato, assunzioni
corredate da dimissioni in bianco, atteggiamenti ostili di ogni tipo verso le
donne che intraprendono il percorso della maternità. In una parola: svela una
mentalità ottusa che è incapace di vedere in una madre un soggetto lavorativo che continua ad avere
le stesse competenze e qualifiche che aveva prima della gravidanza. Questo,
sommato alla carenza di strutture ed asili nido ed un sistema ancora tutto
imperniato sull’aiuto dei nonni, rende veramente difficile per una donna il
reinserimento lavorativo dopo la maternità. Lo scorso 1 marzo Laura Preite
scriveva un articolo dal titolo allarmante su La Stampa : “Mamme fuori dal mercato del lavoro: una su quattro lo perde entro due anni”.
E dire che la legge di maternità italiana è
molto più favorevole di quella presente in altri paesi Europei: abbiamo un
congedo di maternità lungo, se paragonato ad altri Stati, quindi da questo
punto di vista non ci possiamo lamentare. E’ il reinserimento e tutto il
contesto che sono da rivedere e migliorare. E’ interessante fare un paragone
con un paese emancipato e virtuoso come la Francia, giusto per proporre dei
modelli che siano positivi e costruttivi, e non negativi.
In Francia alla nascita di un figlio lo stato
offre un bonus alla famiglia che va dagli 800 ai 1000 eur a seconda del
reddito, e questo è solo l’inizio. La madre o il padre possono avere un congedo
che va addirittura fino ad un massimo di 3 anni senza perdere il posto di
lavoro. Lo Stato offre inoltre un contributo economico per la baby sitter, la
cui cifra varia in funzione del reddito familiare. Ma soprattutto, l’asilo nido
pubblico è veramente pubblico quindi gratuito, perché basato sul concetto che
le tasse dei cittadini debbano coprire questo genere di servizi, mentre in Italia
il nido pubblico costa circa un centinaio di eur in meno del privato, quindi
mediamente per una frequenza part-time sui 400 eur al mese, una cosa illogica e
contraddittoria. E durante la gravidanza in Francia a partire dal terzo mese lo
stato paga tutto: visite, cure, analisi, ecografie.
Deduciamo che quindi proprio la Francia possa
fregiarsi del titolo di “Paese per mamme”, certo non l’Italia dove il cammino
di miglioramento da intraprendere è ancora lungo.
lunedì 24 marzo 2014
Desserts veloci: tre ricette
Immagine da web |
A chi non è mai capitato di dover organizzare
un pranzo o una cena con scarso preavviso?
In questi casi è sempre utile avere sottomano
ricette non troppo elaborate ma pur sempre sfiziose: eccovi tre ricette per un dessert dalla preparazione semplice, piuttosto
veloce, e di sicuro impatto.
Ricetta
numero uno: mousse veloce alla ricotta.
Ingredienti per persona: 4 biscottini tipo
“Digestive”, 1 hg scarso di ricotta, 2-3 quadretti di cioccolato fondente, 2
cucchiaini di zucchero, 2 tappi di Cointreau (o altro liquore adatto ai dolci,
anche il marsala va benissimo).
Questo dessert si prepara direttamente nelle
monoporzioni. Prendete una coppetta tipo quella da macedonia. Sbriciolatevi
dentro i biscottini e bagnateli con il liquore. Poi mettete in una piccola
ciotola la ricotta, aggiungete due cucchiaini di zucchero e 2-3 quadretti di cioccolato
fondente spezzettati. Mescolate qualche minuto finché il composto diventerà
cremoso, versatelo nella coppetta sopra i biscottini sbriciolati e appianatelo
con una spatola. QuindiPoi
ornate la superficie con dei pezzettini di pesca fresca. Preparate una coppetta
per ogni persona, mettete in frigo per un’oretta prima di servirlo.
Ricetta
numero due: Tarte tatin con sfoglia già pronta.
Ingredienti per una tortiera da 24 cm: 4-5
mele, un rotolo di sfoglia tipo Buitoni, zucchero e burro a piacere, un pizzico
di cannella.
Sbucciate le mele e tagliatele in quarti.
Srotolate la sfoglia pronta e stendetela appena in modo da assottigliarla
leggermente. Prendete un tegame che funga anche da
tortiera, che passerete prima sulla fiamma e poi metterete in forno (sarà l’unico
recipiente che userete). Versateci dentro 3 cucchiai da tavola di zucchero, un
pochino di acqua e alcuni fiocchi di burro: mettete il recipiente sulla fiamma
e mescolate finché il composto non scurisce e non avrete ottenuto del
caramello, poi toglietelo dal fuoco, e ponete sulla base del recipiente, sopra
il caramello, i quarti di mela con la parte “bombata” appoggiata sul fondo. Disponete
i quarti molto vicini in modo che la mela copra tutto il fondo della tortiera.
Spruzzateci sopra zucchero, cannella e qualche fiocchetto di burro. Poi coprite
con la sfoglia tutta la tortiera, in modo che le mele risultino completamente
coperte. Fate ben attenzione a inserire dai lati la sfoglia dentro il tegame,
come se la rimboccaste lateralmente. Infornate per 15-20 minuti a 200°C.
Estraete il dolce dal forno, lasciatelo
raffreddare, quindi capovolgetelo su un piatto in modo che la sfoglia diventi
la base della Tarte.
Ottima se servita con gelato alla crema o un
ciuffo di panna montata.
Ricetta
numero tre: Crumble di mele.
Ingredienti per quattro persone:
100 gr farina “00”, 70 gr burro, 70 gr
zucchero, 3-4 mele- ideali le renette-, un pizzico di cannella, una vaschetta
di gelato alla crema. A vostro piacere, potete aggiungere una manciata di uvetta e pinoli.
Sbucciate le mele e tagliatele a pezzettini.
Mettetele in un piatto dove le mescolerete solo con un cucchiaio di zucchero (e
volendo un cucchiaio di ruhm). Prendete una pirofila e imburratela. Mettete nel
mixer il burro a pezzettini, la farina e lo zucchero. Date un colpetto
velocissimo di mixer, e vi rimarranno delle specie di briciole simili alla
pastafrolla (se non volete sporcare il mixer potete mischiare voi per
pochissimi minuti il burro a pezzettini con zucchero e farina, otterrete
come risultato lo stesso “effetto
briciola”).
A questo punto prendete la pirofila imburrata
e con il cucchiaio versateci dentro le mele e poi spolveratele con le briciole.
Fate due o tre strati così, in modo che mele e briciole siano alternati e mescolati ed in cima a tutto spolverate con le
ultime briciole.
Infornate per 25 minuti a 200-210 gradi. Una
volta tolta la pirofila dal forno, lasciate sbollentare e poi, quando il dolce
è ancora caldo, servitelo in coppette da macedonia e sopra aggiungete una palla
di gelato alla crema, che si scioglierà creando un eccezionale contrasto tra
caldo e freddo e tra croccantezza delle briciole e cremosità del gelato. Buon
appetito!
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