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foto da web |
Margaret
Mazzantini ha ormai abituato il lettore al suo sguardo penetrante che indaga i
sentimenti in profondità, ad uno stile ricercato, intriso di lirismo e a tratti
molto crudo. Ritroviamo questi elementi anche nella sua ultima fatica
“Splendore”, edito da Mondadori nel 2013. La storia di un amore iniziato ai
tempi del liceo tra Guido, voce narrante, e Costantino, due ragazzi romani,
diversi per estrazione sociale (Guido proveniente da una famiglia borghese,
Costantino figlio del portinaio), ma apparentemente accomunati dalla ricerca
della propria identità, anche sessuale. Il romanzo segue la loro relazione
tormentata, lunga una vita, costellata da separazioni per inseguire diversi
destini- Guido professore di arte a Londra, Costantino ristoratore in Italia,
entrambi sposati- ma con costanti e clandestini ricongiungimenti fino ad una
svolta drammatica che accompagna il lettore verso un finale amaro. A parte la
presenza forse di qualche stereotipo nell’intreccio, la Mazzantini riesce a conferire
spessore tramite una profonda indagine psicologica. La scoperta della propria
identità e la conoscenza di se stessi passa sempre attraverso il dolore: ci
troviamo di fronte a personaggi provati, battagliati, ma che nonostante tutto
non rinunciano ad amare, anche se non riescono a trovare appieno il coraggio di
essere se stessi. Il conflitto è soprattutto tra il personaggio e se stesso,
più che tra il personaggio e la società; il problema di una presunta diversità
è prima di tutto un problema di accettazione della stessa da parte
dell’individuo. Lo splendore sono quei rari momenti di verità in cui i
protagonisti riescono ad essere autentici, è l’adolescenza con le sue amicizie
così vere, perché in quella dolorosa età dell’oro la vita non ci ha ancora
irrigiditi con le sue sovrastrutture ed è più facile trovarsi. E’ lo splendore
dei 30 anni, in quel preciso momento in cui ci si sente padroni della propria
vita e tutto sembra ancora possibile, o quello dei 40, quando non ci si sente
più così giovani e invincibili ma a tratti la saggezza di un vissuto doloroso
ci illumina e ci da la forza di fare scelte coraggiose. In definitiva, lo
splendore si manifesta, a sprazzi, in varie stagioni della vita: è quell’attimo
in cui la verità si rivela, troviamo il coraggio di essere noi stessi a
dispetto delle aspettative altrui e riusciamo a vivere in pienezza. Ma sono
solo attimi di felicità, che nel libro spesso coincidono con momenti di
perfetta fusione con la natura, con il mare, soprattutto (contrapposto
all’ambiente costruito delle città, Londra e Roma, dove i protagonisti
accettano di vivere dietro alle coperture imposte dalle regole sociali, in nome
del quieto vivere). Il fluire della vita poi inesorabilmente riprende inghiottendo
questi attimi di rivelazione e di splendore per ricacciare i protagonisti
nell’amarezza e nella sconfitta.