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martedì 29 aprile 2014

Il fascino dark dei Preraffaelliti

Aurelia-foto da web
Ci sono correnti artistiche che hanno lo straordinario potere di essere sempre attuali, e, con la loro modernità, continuare ad influenzare il presente. E’ questo il grande fascino dei Preraffaelliti, avanguardia artistica nata a Londra nel 1848 e capitanata da Dante Gabriel Rossetti insieme a John Everett Millais e William Holman Hunt, in piena epoca vittoriana. La Confraternita dei Preraffaelliti si ribella al soffocante establishment culturale dell’epoca per recuperare nuovi valori, rifacendosi all’arte italiana precedente a Raffaello. Solo la bellezza dell’arte intesa come artigianato e poesia, che si fonde con la vita vera, potrà salvare l’individuo alienato della società industriale inglese di metà ottocento. Questo e molto altro viene raccontato allo spettatore nella mostra intitolata “L’utopia della bellezza”, allestita al Polo Reale di Palazzo Chiablese a Torino fino al 19 luglio. Continua a leggere qui 

martedì 22 aprile 2014

Degustazioni di cioccolato e boutiques del cacao.

Immagine da web
A Torino il cioccolato è una faccenda estremamente seria. Mica roba da dilettanti. La degustazione del cioccolato significa concedersi “piccoli momenti di estasi”, per citare Neri Marcorè nel film “Lezioni di cioccolato”, interpretato, guarda un po’ che coincidenza, dal torinese doc Luca Argentero. Un’esperienza sensoriale da sperimentare possibilmente in un ambiente glamour e raffinato. Come glamour e raffinata è la Bottega Artigianale di Guido Gobino in Via Lagrange 1 A, a pochi minuti dal Museo Egizio e nel cuore storico di Torino. Continua a leggere qui

venerdì 18 aprile 2014

Dive, red carpet e stile

foto da web
Nell’immaginario collettivo una diva è un volto carismatico, uno sguardo ammaliante, ma soprattutto un lungo ed inaccessibile abito di haute couture drappeggiato su un corpo armonioso alla notte degli Oscar. E’ il fascino di Hollywood, ma non solo: essere una diva è una questione di stile. Qualcosa che va ben oltre gli abiti esclusivi, perché, come sosteneva Coco Chanel, “La moda passa, lo stile resta”. Continua a leggere qui 

mercoledì 16 aprile 2014

“Nella casa”: voyeurismo e attrazione dell’indiscrezione

immagine da web
Da sempre esiste negli esseri umani un’attrazione per i segreti, per l’intimità e le vite altrui: poter sbirciare dentro la vita di un altro per coglierne le debolezze danno all’osservatore protetto dall’anonimato una sensazione di potere. E’ lo stesso meccanismo che sta alla base del gusto del pettegolezzo, presente in ogni società. Per non parlare dei reality degli ultimi dieci anni, basati su questa pulsione a volte inconfessabile.
Sbirciare nella vita altrui, non visti, con un certo morboso interesse, soprattutto se questa vita sembra più perfetta e più felice della propria. Come dire, l’erba del vicino è sempre più verde. Viene in mente “La finestra di fronte” di Ozpetek, dove l’irrisolta protagonista interpretata da Giovanna Mezzogiorno sogna la vita che non ha mai avuto sbirciando dentro la casa del vicino di fronte. Parte da qui l’originale thriller psicologico del regista francese Ozon, anno 2013,“Nella casa”, basato sulla libera rielaborazione della pièce teatrale "El chico de la última fila” del drammaturgo spagnolo Juan Mayorga.
Germain, professore di letteratura di un liceo francese, scrittore mancato per assenza di talento (per propria stessa ammissione), annoiato dalla correzione di temi banali e superficiali, si appassiona ai temi di un promettentissimo alunno di umili origini, Claude. Quest’ultimo trascina il professore in un gioco voyeuristico che porterà entrambi a perdere il controllo della situazione in un crescendo drammatico. Infatti Claude, con la complicità del professore si intrufola nella casa e nella vita di un suo compagno di classe, Raphael, che ha una famiglia apparentemente perfetta e molto borghese. Claude da un lato schernisce le frustrazioni, le debolezze e la mediocrità dei componenti della famiglia, dall’altro è attratto proprio da questa rassicurante normalità (e poi chi l’ha detto che normalità debba per forza coincidere con mediocrità?). In fondo Claude sente che forse dietro a questa “banale normalità” si cela una felicità che a lui non è mai appartenuta. Schernisce i personaggi così piccolo borghesi, eppure di nascosto prova il dopobarba del padre di Raphael, desidera la madre di Raphael, una sensuale Emmanuelle Seigner, qui casalinga annoiata. Si intrufola nel loro letto mentre dormono, desidera forse essere loro figlio.
Germain, il professore, in fondo anche lui ossessionato dalla mediocrità e dalla normalità si getta in questo gioco pericoloso forse perché inebriato dalla possibilità di sviluppare il talento di un ragazzino, quel talento che lui non ha mai avuto. Al punto da fargli dimenticare il buon senso e la solida e rispettabile vita che si è costruito insieme alla moglie Jeanne, inizialmente sua complice in questa morbosa avventura .

Nel film poi c’è  molto altro: riflessioni sulla letteratura, citazioni letterarie (Madame Bovary su tutte), riflessioni su finzione e realtà che inizialmente sono ben distinte ma poi si mescolano, come i possibili sviluppi di una storia. Ed è proprio questo ciò di cui gli esseri umani annoiati hanno maggiormente bisogno per evadere da una vita di routine: un’ottima storia. Da qui l’enorme potere dello scrittore. 

lunedì 14 aprile 2014

Pasqua e dintorni: Ferrara tra arte e gastronomia

Foto da web
Pasqua e Pasquetta sono ormai alle porte, la primavera sembrerebbe finalmente arrivata, e le idee per organizzare gite fuori porta e brevi itinerari turistici sono tante. Dal pic-nic nei prati non lontani da casa al “last minute”, dagli eventi gastronomici alle città d’arte, tutto vale per ricrearsi e rilassarsi, anche se per pochi giorni. E proprio venendo alle città d’arte, in questo periodo Ferrara potrebbe essere la meta ideale per qualche giorno di turismo. Continua a leggere qui

giovedì 10 aprile 2014

Un bagno nel Mar Morto


Un bagno nel Mar Morto è un’esperienza decisamente alternativa. L’istinto, da sempre quando entriamo in acqua, è quello di immergerci nel liquido e nuotare. Qui invece ci si sente letteralmente respinti dall’acqua verso l’esterno, una sensazione inedita ed innaturale. Le braccia e le gambe vengono spinte verso la superficie dell’acqua come quelle di una marionetta e l’unica cosa che si può fare è lasciarsi andare e decidere di rilassarsi come se si fosse comodamente seduti in poltrona, approfittandone per godere del panorama circostante. Come se due enormi braccia, da sotto, ci sostenessero e ci cullassero dolcemente. L’acqua è densa, piatta ed immobile; uno specchio quasi inquietante….eppure il paesaggio è suggestivo, seppure lievemente malinconico. Un Mare (tecnicamente un enorme lago) in mezzo al deserto, dove i colori pastello delle rocce, dei minerali, del cielo e del mare sconfinano gli uni negli altri in una gamma di sfumature delicatissime.

La ragione del singolare fenomeno è l’altissima concentrazione di sale e minerali presenti nell’acqua (il 30%) che rendono tra l’altro l’ambiente inospitale per qualsiasi tipo di vita –da qui il nome mar Morto-. Già prima di entrare in acqua si cammina su una distesa di sale grosso –sembra veramente quello che usiamo per cuocere la pasta!- Inutile specificare che l’esperienza dell’immersione nel mar morto  deve essere limitata ad una quindicina di minuti al massimo, o gli effetti benefici dell’alta concentrazione di minerali sulla pelle si tramuterebbero in effetti dannosi.

Enormi alberghi non troppo estetici ma ultramoderni e dotati di ogni comfort accolgono ogni anno turisti che desiderano provare questa esperienza, o che sono venuti appositamente per seguire una terapia. Già  dai tempi di egizi e romani le proprietà terapeutiche della regione erano note, gli scavi archeologici hanno svelato una sorta di industria cosmetica che avrebbe rifornito la stessa Cleopatra. In tempi più recenti le società giordane e israeliane fanno a gara per accaparrarsi i sali e i minerali che vengono venduti a carissimo prezzo alle aziende farmaceutiche e cosmetiche di tutto il mondo. I minerali e i fanghi provenienti dal mar morto infatti hanno molte proprietà terapeutiche per la pelle, sono indicate per la cura della psoriasi e di altre malattie dermatologiche nonché per vari trattamenti di bellezza. Inoltre l’esposizione al sole qui è particolarmente benefica perché trattandosi della regione situata nella depressione più profonda della terra, i raggi del sole arrivano alla pelle filtrati al massimo grado possibile; per giunta il clima particolarmente secco e privo di umidità è benefico per ogni tipo di artrite e reumatismi. In poche parole, un’esperienza interessante, una volta nella vita…!

mercoledì 9 aprile 2014

“Viaggio sola” e single quarantenni.


I single over trentacinque sono, da diversi anni, una categoria abbastanza discussa. Condizionata dalle immagini proposte dai media che propinano un modello di famiglia perfetta in stile pubblicità del Mulino Bianco, l’opinione pubblica tende ad etichettare le persone single passando da un estremo all’altro: o si tratta di eterni bamboccioni che non riescono a crescere ed assumersi delle responsabilità, perennemente protetti dalla rassicurante campana di vetro dei genitori, o si tratta di soggetti che nasconderebbero chi sa quali turbe e problemi, o, viceversa, i single vengono visti come i nuovi eroi urbani che hanno avuto il coraggio di sfuggire alla prigione della famiglia con tutti i suoi doveri per dedicarsi ad una trasgressiva ed edonistica esistenza consacrata ai propri piaceri ed interessi personali. Comunque, dietro la condizione di single over 35 ci sarebbe sempre per forza o un problema o una rivendicazione.

Mai un minimo di obiettività ed equilibrio. Maria Sole Tognazzi nel film “Viaggio sola”, interpretato da una sempre convincente Margherita Buy nei panni di Irene, single quarantenne, ci propone invece una versione molto semplice e realista. Ovvero spesso il single è una persona normalissima che, semplicemente, ad un certo punto ha scelto che tra tutti gli stili di vita possibili, forse quel tipo di vita è proprio quello che meglio si adatta a lui / lei. Che così, tutto sommato, è abbastanza felice. O comunque meno infelice che scegliendo un altro tipo di vita. Irene è una donna emancipata, con un lavoro impegnativo che la porta a viaggiare molto: fa l’ispettore negli alberghi e resort di lusso. La cosa liberatoria è che non è però ne’ una vittima ne’ un’eroina icona del femminismo. Ne’ “sfigata” ne’ “vincente””, insomma. E’ una donna come tante, con i suoi alti e bassi. Nonostante il suo tipo di lavoro  probabilmente le renda più difficile coltivare relazioni stabili, non dovete però immaginare una povera derelitta che non sappia a chi telefonare quando si sente giù: ha un ex fidanzato ancora presente nella sua vita, un amico vero, imprescindibile. Ha una sorella a cui è molto legata e due nipotine che adora e che vizia. Insomma, ha una sfera affettiva di tutto rispetto. Ad un certo punto del film si sente sola, e forse rimpiange per un attimo scelte che non ha fatto: a chi non capita di tanto in tanto di sentirsi soli o ritornare su una scelta del proprio passato? Ha i suoi momenti di fragilità, ma alla fine, capisce che quella vita se l’è scelta perché probabilmente il suo concetto di benessere e di felicità coincidono con un’esistenza libera ed avventurosa, non con la rassicurante protezione offerta da una famiglia tradizionale. Perché è il suo viaggio, ed ognuno di noi ha diritto di scegliere come intraprenderlo.

venerdì 4 aprile 2014

Colline Torinesi e ciliegi in fiore

Foto di Elena Cerboncini


















Quando si pensa a Torino vengono in mente per prima cosa i musei e la cultura. Il Museo Egizio su tutti, adesso in fase di trasformazione ed ampliamento (i lavori termineranno nel 2015). Il Museo del cinema, imperdibile ed originalissimo nella sua fantasiosa struttura all’interno della Mole Antonelliana. Il Museo dell’Auto (d’altra parte l’equazione Torino-auto è inevitabile). Palazzo Reale e le Mostre, Palazzo Barolo, i concerti nelle chiese, la Fiera del Libro e il Torino Film Festival. 
Come seconda cosa, vengono in mente i parchi. Tutti pensano immediatamente al celebre parco del Valentino, elegante e curato con la sua cittadella medievale, anche se il Parco delle Vallere, a sud di Torino e vicino a Moncalieri è molto meno conosciuto ma forse più bello, con i suoi spazi verdi a perdita d’occhio e i sentieri pianeggianti adattissimi a lunghe pedalate in bici, una vera oasi di campagna in città.
Infine vengono in mente i gianduiotti e i dolci raffinati delle pasticcerie storiche e dei caffè in stile parigino. Se poi sei ligure, ti viene in mente che, porca miseria, a Torino non c’è il mare….
A chi non è del luogo, una cosa non verrà praticamente mai in mente, parlando di Torino: le meravigliose colline torinesi, subito fuori dalla città. A una quindicina di km da una delle città più inquinate d’Italia, ci si trova davanti ad un panorama che apre letteralmente il cuore. Una distesa di dolci colline verdeggianti a perdita d’occhio, campi arati, paesini arroccati sui colli, ed in lontananza la cornice innevata delle Alpi Cozie e del Monviso. Ma soprattutto, in questa stagione, distese di ciliegi in fiore!  Esiste addirittura un paese, Pecetto Torinese, che deve la sua celebrità alla produzione delle ciliegie ed alle manifestazioni correlate. Se capitate in zona il prossimo 6 aprile, a Pecetto si terrà la 33esima edizione della Camminata gastronomica tra i ciliegi in fiore, organizzata dal Comune, che prevede un rilassante percorso di 8 km a piedi tra i ciliegi, con piccole soste allietate da dolci, panini, frutta e bevande. Inoltre tutti gli anni a giugno Pecetto organizza la Festa delle Ciliegie, che comprende degustazioni di diverse varietà di ciliegie e prodotti derivati, e feste in notturno comprensive di sbandieratori, personaggi in costumi storici, concerti e musica.
Quindi, se transitate da Torino e pensate ad una gita fuori porta, il motto sia: “NonsoloLanghe”. Che hanno il loro innegabile fascino, ma perché non andare prima un po’ a zonzo per i colli torinesi?