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venerdì 25 luglio 2014

“Quando Dio era un coniglio”: quei ricordi d’infanzia che ci definiscono

Sarah Winman-foto da web
Sulle prime sono stata catturata da quel titolo eccentrico, e dalla recensione del New York Times che ha definito questo romanzo “meraviglioso, dark e comico”. Probabilmente l’autrice Sarah Winman, affermata attrice inglese all’esordio come scrittrice non si aspettava tanto successo quando nel 2011 ha pubblicato questo libro. Il romanzo è decisamente ben scritto, anche se molto frammentario e forse un po’ carente a livello di trama: la protagonista Elly, voce narrante, rievoca nella prima parte del libro la sua infanzia negli anni 70 prima a Londra e poi in Cornovaglia, dove i genitori decidono di aprire un Bed and Breakfast dopo aver vinto alla lotteria. Nella seconda parte Elly è divenuta adulta, è il 2001 e il crollo delle torri gemelle a New York sconvolge la sua vita perché per un periodo l’amato fratello Joe che vive e lavora in America risulta tra gli scomparsi durante l’attentato, e quando Elly finalmente riesce a ritrovarlo deve affrontare l’arduo compito di aiutarlo a recuperare la memoria che ha perso a seguito di un incidente avvenuto in concomitanza con il crollo delle torri. La seconda parte del romanzo sembra un po’ forzatamente accostata alla prima, quasi “tirata per i capelli”, nel tentativo di costruire un’unità in un romanzo che risulta un po’ slegato. In realtà il concetto di memoria è il filo rosso che percorre l’intero libro e gli regala struttura: sono i ricordi che gli altri hanno di noi, in particolare gli aneddoti apparentemente insignificanti che gli amici d’infanzia e le persone che ci conoscono intimamente conservano di noi che definiscono la nostra identità. Proprio per questo per gli esseri umani è così importante essere ricordati, più ancora che ricordare. Perché “nulla resta a lungo nell’oblio”, come dice una Jenny Penny bambina, migliore amica di Elly, alla protagonista. Il segno che la nostra esistenza lascia sulle vite degli altri si traduce esattamente in una serie di dettagli, azioni e pensieri che ci riguardano e che gli altri ricorderanno per il resto della propria vita. E’ proprio l’insieme di ricordi e aneddoti a volte anche comici raccontati da Elly che costituiscono il vero fulcro del romanzo. Una prosa fresca e leggera, molti spunti importanti toccati qua e là quasi in modo casuale, a volte appena accennati… L’amicizia su tutti, in particolare l’amicizia dell’infanzia, quella pura, assoluta, quando ci sembra impossibile pensare di poter vivere senza i nostri migliori amici che danno sapore e colore alla nostra esistenza. Ma anche l’amore inteso in senso più ampio: amore fraterno, amore della bizzarra famiglia allargata che gli anticonvenzionali genitori di Elly costruiscono in Cornovaglia, amore per la natura e per gli animali, amore per un coniglio battezzato “Dio”, perché l’infanzia è quell’età della vita in cui tutto è magico e possibile, persino chiamare Dio un simpatico coniglietto. Il romanzo è tutto intriso di un umorismo tipicamente britannico, come pure squisitamente britannico è il genuino anticonformismo della famiglia e degli amici di Elly, che cercano di vivere nel modo più autentico possibile, con un’apertura mentale che li porta a scelte anticonvenzionali non dettate da stucchevoli pose ma semplicemente dalla coerenza. Viene accennato anche il tema della religione, dove la divinità è intesa come energia d’amore misteriosa che permea un meraviglioso quanto incomprensibile creato, regalando il proprio afflato divino anche alle più piccole creature viventi, piuttosto che come un Dio esterno alla vita, severo giudice dell’umanità. Un’omosessualità descritta senza troppi fronzoli, la vita dispensatrice di emozioni vibranti e profonde piuttosto che di felicità, gli occhi dell’infanzia che spesso riescono a vedere la verità dei sentimenti e degli stati d’animo con molta più facilità ed immediatezza degli adulti. Tutto questo ha valso a Sarah Winman un’accoglienza entusiasta da parte di pubblico e critica, in un romanzo che si legge con facilità.