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Sarah Winman-foto da web |
Sulle
prime sono stata catturata da quel titolo eccentrico, e dalla recensione del
New York Times che ha definito questo romanzo “meraviglioso, dark e comico”.
Probabilmente l’autrice Sarah Winman, affermata attrice inglese all’esordio
come scrittrice non si aspettava tanto successo quando nel 2011 ha pubblicato
questo libro. Il romanzo è decisamente ben scritto, anche se molto frammentario
e forse un po’ carente a livello di trama: la protagonista Elly, voce narrante,
rievoca nella prima parte del libro la sua infanzia negli anni 70 prima a
Londra e poi in Cornovaglia, dove i genitori decidono di aprire un Bed and
Breakfast dopo aver vinto alla lotteria. Nella seconda parte Elly è divenuta
adulta, è il 2001 e il crollo delle torri gemelle a New York sconvolge la sua
vita perché per un periodo l’amato fratello Joe che vive e lavora in America
risulta tra gli scomparsi durante l’attentato, e quando Elly finalmente riesce
a ritrovarlo deve affrontare l’arduo compito di aiutarlo a recuperare la
memoria che ha perso a seguito di un incidente avvenuto in concomitanza con il
crollo delle torri. La seconda parte del romanzo sembra un po’ forzatamente
accostata alla prima, quasi “tirata per i capelli”, nel tentativo di costruire
un’unità in un romanzo che risulta un po’ slegato. In realtà il concetto di memoria
è il filo rosso che percorre l’intero libro e gli regala struttura: sono i
ricordi che gli altri hanno di noi, in particolare gli aneddoti apparentemente
insignificanti che gli amici d’infanzia e le persone che ci conoscono
intimamente conservano di noi che definiscono la nostra identità. Proprio per
questo per gli esseri umani è così importante essere ricordati, più ancora che
ricordare. Perché “nulla resta a lungo nell’oblio”, come dice una Jenny Penny
bambina, migliore amica di Elly, alla protagonista. Il segno che la nostra
esistenza lascia sulle vite degli altri si traduce esattamente in una serie di
dettagli, azioni e pensieri che ci riguardano e che gli altri ricorderanno per
il resto della propria vita. E’ proprio l’insieme di ricordi e aneddoti a volte
anche comici raccontati da Elly che costituiscono il vero fulcro del romanzo.
Una prosa fresca e leggera, molti spunti importanti toccati qua e là quasi in
modo casuale, a volte appena accennati… L’amicizia su tutti, in particolare
l’amicizia dell’infanzia, quella pura, assoluta, quando ci sembra impossibile
pensare di poter vivere senza i nostri migliori amici che danno sapore e colore
alla nostra esistenza. Ma anche l’amore inteso in senso più ampio: amore
fraterno, amore della bizzarra famiglia allargata che gli anticonvenzionali
genitori di Elly costruiscono in Cornovaglia, amore per la natura e per gli
animali, amore per un coniglio battezzato “Dio”, perché l’infanzia è quell’età
della vita in cui tutto è magico e possibile, persino chiamare Dio un simpatico
coniglietto. Il romanzo è tutto intriso di un umorismo tipicamente britannico,
come pure squisitamente britannico è il genuino anticonformismo della famiglia
e degli amici di Elly, che cercano di vivere nel modo più autentico possibile,
con un’apertura mentale che li porta a scelte anticonvenzionali non dettate da
stucchevoli pose ma semplicemente dalla coerenza. Viene accennato anche il tema
della religione, dove la divinità è intesa come energia d’amore misteriosa che
permea un meraviglioso quanto incomprensibile creato, regalando il proprio
afflato divino anche alle più piccole creature viventi, piuttosto che come un
Dio esterno alla vita, severo giudice dell’umanità. Un’omosessualità descritta
senza troppi fronzoli, la vita dispensatrice di emozioni vibranti e profonde
piuttosto che di felicità, gli occhi dell’infanzia che spesso riescono a vedere
la verità dei sentimenti e degli stati d’animo con molta più facilità ed
immediatezza degli adulti. Tutto questo ha valso a Sarah Winman un’accoglienza
entusiasta da parte di pubblico e critica, in un romanzo che si legge con
facilità.