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lunedì 15 dicembre 2014

Dear Sugar: solitudine ed empatia ai tempi dei socials


Tempi duri, quelli delle relazioni virtuali. La maggior parte di noi passa più ore ad aggiornare ed abbellire il proprio profilo Facebook o Linkedin che a fare due chiacchiere col vicino di casa. I social networks, luoghi di relazioni prevalentemente virtuali, amplificano, in alcuni casi, la sensazione di solitudine degli utenti che percepiscono l’assenza di rapporti umani veri o la disgregazione di quelli esistenti in maniera direttamente proporzionale al tempo passato davanti al monitor.



Eppure proprio in una rubrica di consigli online, dove sia  chi scrive che chi risponde è protetto dall’anonimato, si può riuscire a trovare merce rarissima in tempi attuali: empatia vera (e non di circostanza), capacità di ascolto e compassione. Si tratta della rubrica chiamata “Dear Sugar” ,tenuta sul sito letterario americano “The Rumpus” . Il fenomeno ha riscosso un tale successo  da convincere la scrittrice americana Cheryl Strayed, la cui identità si cela dietro alla dispensatrice di consigli Sugar, a pubblicare un libro in cui raccoglie le email più significative che ha ricevuto da ogni parte degli Stati Uniti, corredate dalla sua risposta. Ne nasce “Tiny beautiful little things”, ovvero il libro “Piccole cose meravigliose” edito in Italia da Piemme nel 2014.

Nulla a che vedere con una “banale” posta del cuore, sebbene sulle prime la struttura formale la ricordi vagamente. Qui si parla di vita vera, vissuta, di problemi banali o anche  gravissimi di persone qualunque. C’è la donna che ha abortito e non riesce a superare il dolore, il ragazzo che si interroga sul sesso e i primi rapporti con le donne, l’uomo o la donna di mezz’età stritolati da problemi economici e familiari, le future spose in preda a mille dubbi, i fedifraghi o i traditi che si dibattono cercando di far luce sui significati della propria relazione ed i loro sbagli, le vittime di genitori abusanti e di terribili inferni familiari, gli adolescenti alle prese con piccoli problemi per loro insormontabili, la lettera straziante del padre che ha perso un figlio e non riesce a trovare pace. La cosa interessante è che la risposta di Sugar è molto più ampia rispetto al problema posto, ed arriva a toccare la vita di tutti; ogni lettore si potrà ritrovare in molte delle lettere e soprattutto delle risposte. Cheryl-Sugar “abita” la storia che le viene raccontata, fa dei paralleli con la propria vita (spesso difficile), raccontando aneddoti ora comici, ora tristi o simbolici, ma più di ogni altra cosa aiuta chi scrive a esprimere la domanda inespressa che lo tormenta nel profondo, quella che non ha osato veramente fare e per la quale chiede aiuto ad un estraneo oggettivo ed empatico. Chi è assillato da un dubbio o da un problema scrive per chiedere consiglio ma spesso non ha il coraggio di formulare quale sia il punto dolente, perché difficile è andare al fondo di noi stessi e capire ed accettare cosa vogliamo veramente e chi siamo. Che è poi la base dell’autostima e di un corretto amore di sé. La convinzione di Sugar è  che nessuno riesca a reprimere o soffocare il proprio vero io troppo a lungo sotto le finzioni, perché alla fine questo emergerà sempre, ed aiuta chi le scrive a squarciare il velo e a guardarsi allo specchio. La scrittrice non dispensa facili ricette o consolazioni sentimentali, retoriche o buoniste; tuttavia riesce  a dare sempre e a tutti una ragionevole speranza, indicando la luce che si intravede in fondo al tunnel. Attraverso le sue risposte Sugar ci aiuta a capire che, nei rapporti umani,   grandezza d’animo, apertura al prossimo, perdono, empatia e generosità rendono molto più felici e portano molto più lontano rispetto a chiusura, grettezza e paura. Perché, citando Sugar,“la diffidenza è degli stronzi”.