Qualcuno doveva pur pensarci, prima o poi. E finalmente
si è mossa niente di meno che l’icona sexy del burlesque Dita Von Teese, ex
consorte di Marylin Manson. La show girl specializzata in performance
fetish-softcore, famosa per lo strip-tease nel gigante Martini Glass, ha creato
una linea di intimo prémaman finalmente sexy! Perché diciamolo, i reggiseni da
allattamento e i mutandoni a vita alta con la pancera per sostenere la schiena,
saranno anche utilissimi negli ultimi mesi di gravidanza, ma possono avere un
effetto deprimente sul tono dell’umore delle future mamme. Che, non importa
quanto sia grosso il loro pancione, vorrebbero sentirsi sexy e desiderate per
tutti i nove mesi. Hanno un bel dire i ginecologi quando sostengono che si
possono avere rapporti fino a fine gravidanza…quando la tua biancheria intima
sembra avere più che altro una funzione anti-stupro...continua a leggere qui
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mercoledì 28 ottobre 2015
venerdì 16 ottobre 2015
Aspettando Halloween con…la zucca, simbolo di immortalità
La festa di Halloween è alle porte, e iniziano a comparire un po’ ovunque decorazioni ed immagini che hanno una indiscussa protagonista: la zucca.Da dove nasce l’associazione tra questo ortaggio ed Ognissanti? Tutto origina dalla leggenda irlandese che ha come protagonista Jack O Lantern: un astuto fabbro che riesce a gabbare persino il diavolo estorcendogli la promessa di evitargli la dannazione. Avendo condotto una vita tutt’altro che esemplare, una volta morto è rifiutato sia dal paradiso che dall’inferno e perciò costretto a vagare come anima in pena per il mondo in cerca di un rifugio, portando con se un tizzone infernale acceso dentro ad una rapa. All’epoca in cui la leggenda dall’Irlanda venne esportata in Usa, il destino volle che in America ci fosse la carestia e la zucca fosse più facilmente reperibile della rapa. Da qui l’abitudine a lasciare fuori dalla porta di casa la caratteristica zucca intagliata ed illuminata, nella notte in cui gli spiriti si aggirano inquieti per le strade....continua a leggere qui
giovedì 9 luglio 2015
“Non dirmi che hai paura”: un sogno dietro il Viaggio
L’ultimo
romanzo di Giuseppe Catozzella apre una nuova prospettiva sulla realtà dei
migranti. Che dal nostro punto di vista intraprendono un viaggio infernale “soltanto”
per sfuggire a fame, guerre e pericolo imminente di vita, e forse anche per inseguire
un sogno che però si ridurrebbe, molto pragmaticamente, al benessere economico.
Attraverso questo romanzo, e attraverso la storia vera e rivisitata di Samia
Yusuf Omar, scopriamo invece che dietro a una delle mille diverse storie di chi
fugge dall’Africa per approdare in Europa, si può celare semplicemente un sogno
di realizzazione di sé.
Un
sogno di vita, di carriera, di successo personale. Una normalissima e lecita
ambizione, resa impossibile a priori dal fatto stesso di vivere in un paese
afflitto da dittatura ed integralismo.
Samia
è una ragazzina di Mogadiscio che ha un talento: corre veloce. E sogna di
diventare un’atleta come il suo idolo, Mo Farah, che tiene alta la bandiera
della Somalia nel mondo.
Con
una determinazione inimmaginabile, senza coach ne’ diete bilanciate e correndo
da sola, coperta dal burqa, di notte, nello stadio deserto e crivellato dai
proiettili, per sfuggire alle ronde degli integralisti islamici che prendono
sempre più potere in Somalia, Samia riesce nell’impossibile: si qualifica alle
Olimpiadi di Pechino del 2008, diventando un idolo per molte donne somale che
nel frattempo sperimentano progressivamente la perdita di qualsiasi diritto e
libertà.
Presto
capirà che ha un solo modo per non bruciare il suo talento e realizzare il suo
unico progetto di vita e la sua passione: il Viaggio. Le Olimpiadi di Londra
del 2012 sono il suo obiettivo, ciò che le dà il coraggio e la forza di
affrontare cinque mesi di allucinante odissea attraverso Etiopia, Sudan, Libia
e soprattutto l’inferno del Sahara. Per arrivare finalmente a Tripoli, e alla
traversata del mare. La descrizione del Viaggio che ci restituisce Catozzella,
è fatta di particolari crudi e dettagli inimmaginabili raccolti dai superstiti
e tramite un lavoro di documentazione diretta (lo scrittore ha lungamente
intervistato la sorella di Samia, Hodan, che oggi vive a Helsinki e che per
prima ha affrontato la traversata). Gli esseri umani stipati all’inverosimile
su camionette, che viaggiano per venti ore di fila nel deserto infuocato e non
vengono più fatti risalire in caso di caduta accidentale, mentre il convoglio
prosegue, la follia e le allucinazioni nel deserto, quando il mezzo di trasporto
si rompe e l’acqua scarseggia. Le tratte interminabili di viaggio ammassati dentro
container arroventati, dove escrementi, vomito, lacrime e preghiere di esseri
umani umiliati e privati di dignità si confondono. E ancora, i garage- prigione
dove si attendono anche per mesi i soldi inviati dai parenti per proseguire
nella tappa successiva, perché ad ogni tappa i trafficanti di vite umane
ricattano ed esigono nuove somme, pena bastonate, stupro, o minaccia di
rimandare al punto di partenza i profughi. Poi l’arrivo a Tripoli, la
solidarietà tra quaranta africane clandestine provenienti da diversi paesi che
dividono un bilocale in periferia, scambiandosi ricette, ricordi e sogni per il
futuro mentre aspettano di essere chiamate per la traversata. E soprattutto l’ansia
di arrivare alla meta: nessuno si sofferma a pensare a quello che potrebbe
succedere durante il viaggio in mare, sia perché chi ha attraversato il deserto
si sente invincibile, sia perché la paura è un lusso concesso a chi è felice, e
ha paura di perdere quello che ha.
Catozzella
reinventa un finale più lieve e vittorioso per Samia, per risarcire in qualche
modo il sogno rubato della Samia reale, e dà una voce e una speranza a migliaia
di vite coraggiose.
mercoledì 29 aprile 2015
Tamara De Lempicka tra divismo, trasgressione e Art déco a Torino
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martedì 24 marzo 2015
Tinture permanenti per capelli: attenzione alle ammine aromatiche
Un recente studio
dell’Università di Lund, Svezia, riapre il dibattito: alcune tinture chimiche
per capelli potrebbero essere cancerogene. A rischio in particolare
parrucchieri e consumatori abituali, ovvero quelle persone che utilizzano
regolarmente una volta al mese questo tipo di tinture. Le sostanze incriminate
sarebbero le ammine aromatiche, ed
in particolare la O-Toluidina, che
potrebbero avere un collegamento con l’insorgenza di tumore della vescica,
linfoma non-Hodgkin, leucemia e cancro al seno.
Già nel 2001 uno studio dell’Università della California aveva puntato
il dito contro le tinture permanenti sospettate di aumentare il rischio tumore,
tanto che l’Unione Europea aveva finalmente affrontato il problema e nel 2012
aveva emanato una direttiva in cui si spiegava il potenziale rischio delle
tinture per capelli, pubblicando un lungo elenco di sostanze chimiche da
vietare nella preparazione dei cosmetici. In realtà pare che il rischio
maggiore fosse legato...continua a leggere qui
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