Film
del regista danese Thomas Vinteberg, presentato con successo a Cannes nel 2012,
“Il sospetto” è un film estremamente serrato, coinvolgente e persino partendo
da una trama non eccessivamente originale riesce a creare molti spunti di
riflessione.
Lucas
è un maestro di asilo tranquillo, timido e riservato; quarantenne separato con
un figlio, apparentemente è ben inserito nella piccola e ordinata comunità in
cui vive, dove partecipa alle battute di caccia con gli amici e a tutti i
rituali sociali di una tranquilla cittadina borghese.
Finché
un giorno un’innocente bugia distrugge per sempre la sua vita: Klara, una bimba
figlia del suo migliore amico nonché allieva di Lucas nel piccolo asilo in cui
lavora, per una ripicca infantile e forse per ricevere attenzione da genitori
troppo distratti e litigiosi, afferma di essere stata molestata sessualmente da
Lucas.
Qui
scatta l’isteria collettiva: le maestre dell’asilo, partendo dal presupposto
che un bambino dica sempre la verità, conducono un’inchiesta completamente
pilotata dove inducono Klara e successivamente gli altri bambini e i loro
genitori a pensare ed affermare che Lucas sia colpevole. Allontanato
immediatamente dal lavoro, Lucas, subisce una serie di violenze collettive che
coinvolgono lo spettatore in un crescendo di angoscia, dai pestaggi all’uccisione
del proprio cagnolino, fino ad essere arrestato e ad affrontare un processo che
lo scagionerà legalmente ma non agli occhi della comunità.
Solo
il figlio Marcus ed il padrino del figlio, grande amico di Lucas, gli
rimarranno sempre accanto senza mai dubitare di lui. Film sul conformismo e sul bisogno di essere costantemente inseriti
in un gruppo e di condividerne i valori,
anche quando si tratta di evidenti falsità; sul pregiudizio, perché ciascuno di
noi si fabbrica delle verità che ritiene giuste a priori, contro ogni evidenza;
film sul bisogno della collettività non
solo di trovare un colpevole, ma di esorcizzare il male presente dentro
ciascuno di noi stessi cercandolo sempre all’esterno, in un capro espiatorio, perché
vedere il male fuori da noi è più facile che fare autocritica. Film sulle paure
profonde, sulla paura di guardarsi davvero dentro; infine film sulla potenza
della calunnia: una volta che si distrugge la reputazione di qualcuno con una
manciata di parole, nulla tornerà più come prima. Lucas, apparentemente assolto
dal processo e riabilitato dalla comunità, dovrà continuare a vivere leggendo l’ombra
del sospetto negli occhi dei propri concittadini. Una menzione speciale alla fotografia
meravigliosa che rimanda alla comunione con la natura in cui vivono le piccole
comunità scandinave . E parlando de “Il sospetto”, per associazione di idee viene
in mente un altro film poderoso incentrato sul potere distruttivo della
calunnia e sul pregiudizio: “Il dubbio”, film indipendente del 2008 scritto e
diretto da John Patrick Shanley con attori
strepitosi del calibro di Maryl Streep e del compianto Philip Seymour Hoffman. L’ambientazione
è completamente diversa: siamo al Bronx, new York, nel collegio della
parrocchia di Saint Nicholas e tutto è imperniato sullo scontro di due forti
personalità ovvero la rigida ed autoritaria superiora del collegio ed il nuovo
parroco, innovatore e pieno di vita.
Anche se in questo film lo studio delle dinamiche della collettività
sono molto meno presenti. Entrambi consigliati!