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Foto di Elena Cerboncini |
E’ vero, Marrakech è molto più conosciuta, ed
anche molto più di tendenza. Vip e imprenditori già da alcuni anni ci si
costruiscono eleganti villette mentre gli appassionati di golf si recano a
Marrakech per i suoi esclusivi resort.
Ma l’atmosfera del Marocco misterioso, magico
e fuori dal tempo si respira davvero a Fes.
E non è certo casuale che la Medina di Fes sia Patrimonio Nazionale
dell’Unesco.
Con i
suoi minareti, la sua concentrazione elevatissima di moschee e di madrase
-ovvero scuole coraniche-, il Palazzo Reale e la più antica università del
mondo islamico (fondata nel 859 da Fatima Al-Fihriya), Fes vanta un enorme
patrimonio artistico celato dietro una patina di incuria.
Oggi è una città molto povera, ma in passato
fu culla dell’alta borghesia marocchina, come testimonia lo splendore interno
dei palazzi esternamente fatiscenti; nella cultura marocchina la ricchezza non
va assolutamente ostentata bensì celata per evitare di attirare le invidie e
soprattutto le maldicenze altrui. Parola d’ordine: evitare il temutissimo malocchio!
Il turista che voglia avventurarsi in quel
dedalo di viuzze che è la medina farebbe meglio a munirsi di una guida locale
visto che le scritte e le indicazioni sono rigorosamente in arabo e perdersi è
facilissimo. Colpiscono le bottegucce degli artigiani, ovvero delle stanze
piccolissime, col pavimento sterrato, senza finestra, che si aprono
direttamente sulla strada con una specie di serranda di legno. Sono buie e
soffocanti; ci lavorano tessitori con primitivi telai, sarti ed artigiani del
pellame (i produttori delle famose “maroquinerie”). Una curiosità: i
pollivendoli vendono polli vivi, ammassati in gabbie poste sul terriccio, e
l’acquirente dopo aver pagato esce dalla bottega portando i polli legati per le
zampe, a testa in giù, mentre i poveretti starnazzano beccandosi a vicenda!
Solo gli asinelli stracarichi di merci circolano in questo labirinto, anche
perché la strettezza dei vicoletti non consentirebbe il passaggio ad altri
mezzi di trasporto.
E arriviamo ad uno dei punti più
caratteristici della medina: la Chouara, ovvero il quartiere delle concerie. La
guida accompagna i turisti su per i fatiscenti palazzi dalla cima dei quali si
possono ammirare i vasconi di pietra dove i tanneurs, ovvero i conciatori di pelle,
lavorano immersi fino al ginocchio dentro un liquame fetido (una miscela di
calce, coloranti, estratto di corteccia di mimosa) conciando le pelli di capra,
pecora e cammello alla maniera dei loro antenati. Sotto il sole cocente e per
circa sette euro al giorno. Superfluo specificare che non beneficiano di mutua,
pensione o altro…in Marocco non esiste un sistema pensionistico, i figli
prendono in carico i genitori quando questi ultimi diventano troppo vecchi per
lavorare.
Ai turisti viene fornito un mazzetto di menta
fresca da premere contro il naso per tutta la durata della visita per riuscire
a sopportare l’odore nauseabondo esalato dai vasconi.
Visitare la medina di Fes da quasi la
sensazione di entrare dentro la macchina del tempo e fare un salto nel passato…forse
nel medioevo!