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domenica 16 marzo 2014

Parto ed epidurale tra falsi miti e demonizzazione


Immagine da web
Italia fanalino di coda dell’Europa per utilizzo dell’epidurale durante il parto, questo rivelano i sondaggi. Attualmente infatti circa il 15% delle partorienti utilizza questo tipo di anestesia. Vuoi per il retaggio culturale di derivazione biblica del “partorirai con dolore”, vuoi per un problema di costi in un contesto di tagli crescenti  alla sanità, vuoi per un “trend” che torna a sostenere una naturalità del parto contrapposta alla precedente eccessiva medicalizzazione dello stesso. Sta di fatto che se diamo uno sguardo oltre i confini del Bel Paese, scopriamo che in Francia e Inghilterra fanno ricorso all’epidurale il 70 % delle partorienti, in Spagna il  60%,in  Germania il 30% e negli Stati Uniti addirittura l’80%
Per chi ancora non avesse approfondito il tema, l’epidurale è un’ anestesia regionale praticata nella zona spinale e consiste in un cocktail di anestetici e stupefacenti. Anestetizza la donna soltanto dalla vita in giù ed in modo parziale.
Sfatiamo una volta per tutte un falso mito dell’assenza di dolore durante il travaglio: è solo un metodo di controllo del dolore, non ha per obiettivo la sua eliminazione e quindi consente comunque alla donna di vivere tutte le emozioni del parto, in uno stato di perfetta vigilanza.
Si può praticare solo quando cervice uterina è dilatata di almeno di 4 cm e non prima, quindi la partoriente può decidere a travaglio iniziato e non a priori di usufruire dell’anestesia, purché si sia informata preventivamente ed abbia ottemperato l’iter burocratico ospedaliero per accedere a questo servizio, firmando anche le liberatorie del caso.
A fronte di rari effetti collaterali segnalati dalla letteratura scientifica (mal di testa per alcuni giorni  dopo il parto, mal di schiena, ronzio temporaneo alle orecchie), consente di controllare il dolore del travaglio che non viene eliminato e si percepisce ancora ma in maniera sopportabile; quindi potrebbe rivelarsi fondamentale nel caso di travagli molto lunghi e difficili per consentire alla partoriente di mantenere le energie necessarie nel momento del parto.
Il punto dolente è la sua accessibilità nelle strutture ospedaliere pubbliche, visto che sarebbe auspicabile che fosse gratuita ed alla portata di tutte le donne, ma di fatto non è così.
 In Italia la situazione è molto varia: alcuni ospedali la offrono 24 ore su 24, altri solo di giorno mentre di notte è a pagamento, altri ancora solo da lunedì a venerdì ma non di sabato e domenica, causa carenza di anestesisti; infine alcuni la garantiscono solo fino ad un certo numero di pazienti ed oltre tale numero si paga un ticket. L’alternativa potrebbe essere ingaggiare un anestesista che opera come libero professionista. Costo: dai 600 ai 2400 euro per la prestazione completa, dalla visita al parto.
I sostenitori della naturalità del parto sottolineano come il dolore sia una tappa fondamentale per vivere appieno un momento così importante nella vita di una donna, e che tanto più una donna arriverà preparata e consapevole in ospedale, grazie a corsi preparto, conoscenze di tecniche di controllo del dolore ed esercizi di rilassamento e respirazione, quanto meno avrà probabilità di dover richiedere l’epidurale. Che resta comunque un’opportunità preziosissima ed insostituibile nel caso di travagli difficili o nel caso in cui la partoriente capisca di non riuscire ad affrontare con le proprie sole forze il travaglio.