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Immagine da web |
Italia fanalino di coda
dell’Europa per utilizzo dell’epidurale durante il parto, questo rivelano i
sondaggi. Attualmente infatti circa il 15% delle partorienti utilizza questo
tipo di anestesia. Vuoi per il retaggio culturale di derivazione biblica del
“partorirai con dolore”, vuoi per un problema di costi in un contesto di tagli
crescenti alla sanità, vuoi per un
“trend” che torna a sostenere una naturalità del parto contrapposta alla
precedente eccessiva medicalizzazione dello stesso. Sta di fatto che se diamo
uno sguardo oltre i confini del Bel Paese, scopriamo che in Francia e Inghilterra fanno ricorso all’epidurale
il 70 % delle partorienti, in Spagna il
60%,in Germania il 30% e negli
Stati Uniti addirittura l’80%
Per chi ancora non avesse
approfondito il tema, l’epidurale è un’ anestesia regionale praticata nella
zona spinale e consiste in un cocktail di anestetici e stupefacenti.
Anestetizza la donna soltanto dalla vita in giù ed in modo parziale.
Sfatiamo una volta per tutte
un falso mito dell’assenza di dolore durante il travaglio: è solo un metodo di
controllo del dolore, non ha per obiettivo la sua eliminazione e quindi
consente comunque alla donna di vivere tutte le emozioni del parto, in uno
stato di perfetta vigilanza.
Si può praticare solo quando
cervice uterina è dilatata di almeno di 4 cm e non prima, quindi la partoriente
può decidere a travaglio iniziato e non a priori di usufruire dell’anestesia,
purché si sia informata preventivamente ed abbia ottemperato l’iter burocratico
ospedaliero per accedere a questo servizio, firmando anche le liberatorie del
caso.
A fronte di rari effetti
collaterali segnalati dalla letteratura scientifica (mal
di testa per alcuni giorni dopo il parto,
mal di schiena, ronzio temporaneo alle orecchie), consente di controllare il
dolore del travaglio che non viene eliminato e si percepisce ancora ma in
maniera sopportabile; quindi potrebbe rivelarsi fondamentale nel caso di
travagli molto lunghi e difficili per consentire alla partoriente di mantenere
le energie necessarie nel momento del parto.
Il punto dolente è la sua
accessibilità nelle strutture ospedaliere pubbliche, visto che sarebbe
auspicabile che fosse gratuita ed alla portata di tutte le donne, ma di fatto
non è così.
In Italia la situazione è molto varia: alcuni
ospedali la offrono 24 ore su 24, altri solo di giorno mentre di notte è a
pagamento, altri ancora solo da lunedì a venerdì ma non di sabato e domenica,
causa carenza di anestesisti; infine alcuni la garantiscono solo fino ad un
certo numero di pazienti ed oltre tale numero si paga un ticket. L’alternativa
potrebbe essere ingaggiare un anestesista che opera come libero professionista.
Costo: dai 600 ai 2400 euro per la prestazione completa, dalla visita al parto.
I sostenitori della
naturalità del parto sottolineano come il dolore sia una tappa fondamentale per
vivere appieno un momento così importante nella vita di una donna, e che tanto più
una donna arriverà preparata e consapevole in ospedale, grazie a corsi
preparto, conoscenze di tecniche di controllo del dolore ed esercizi di
rilassamento e respirazione, quanto meno avrà probabilità di dover richiedere
l’epidurale. Che resta comunque un’opportunità preziosissima ed insostituibile nel
caso di travagli difficili o nel caso in cui la partoriente capisca di non
riuscire ad affrontare con le proprie sole forze il travaglio.